Italia – Occimiano e don Evasio Rabagliati, apostolo dei lebbrosi
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02 Novembre 2020
Foto: Famiglia Rabagliati

(ANS – Occimiano) – Occimiano è un borgo che sorge ai piedi delle prime lievi colline del Monferrato. Per la sua posizione ha sempre goduto di una produzione agricola ampiamente varia: uva e grano in collina; fieno, riso, granoturco e ortaggi in pianura. Alcuni storici sono certi delle sue origini romane. Tra le sue mura, oggi modeste, si svolse nel passato una notevole storia, tanto da essere menzionato dagli storici come uno dei comuni di primo piano per l’importanza che ebbe nel Medioevo. Decisamente significativo è stato il passaggio di Don Bosco a Occimiano la sera del 12 ottobre 1861. Lì era già nato da sei anni un ragazzino che avrebbe portato il nome di Don Bosco agli estremi confini del mondo: Evasio Rabagliati.

Era nato il 20 gennaio 1855. A 14 anni, nel 1869, nella casa salesiana di Mirabello, avviene il primo incontro con Don Bosco. Il giovanissimo Evasio fu conquistato: da quel momento non lasciò più Don Bosco, diventando uno degli intrepidi e valorosi pionieri della prima epoca missionaria salesiana.

Un anno dopo la professione perpetua, fatta nelle mani di Don Bosco il 15 settembre 1876, con un gruppo di missionari guidati, da don Francesco Bodrato, si imbarcava da Genova diretto a Buenos Aires. Qui, il 22 settembre 1877, viene ordinato sacerdote, il primo salesiano ordinato in America.

Poco prima della partenza tutta la famiglia Rabagliati veniva ricevuta in udienza particolare da Don Bosco. Dopo un attimo di preghiera, il nostro Santo con accento ispirato sussurrava queste profetiche parole: “Benedico quattro sacerdoti salesiani e una Figlia di Maria Ausiliatrice e tutta la famiglia Rabagliati qui riunita”. Ecco come era la famiglia Rabagliati in quel giorno: il padre Luigi, 44 anni; la madre Teresa Unia, 42 anni; Evasio, chierico, 21 anni; Giuseppe, 19 anni; Clementina, 13 anni; Eugenio, 10 anni; Silvestro, 5 anni; Paolo, di appena un anno in braccio alla mamma.

Quella data segna l’ultima volta in cui la famiglia Rabagliati si trovò tutta unita. L’obbedienza religiosa portò successivamente Evasio in Argentina, Cile, Colombia; Clementina in Argentina e poi in Spagna; Eugenio in Inghilterra; Silvestro in Colombia e poi negli Stati Uniti; Paolo in Cile. Don Evasio fu un apostolo zelante, grande comunicatore, in Argentina prima e poi in Cile. In Colombia don Evasio avviò l’opera salesiana adoperandosi per la gioventù povera.

Ma la situazione particolare del Paese lo portò a dedicarsi prevalentemente alla cura e all’assistenza dei lebbrosi, ad Agua de Dios e in altre zone del territorio colombiano. Per loro fece un viaggio anche in Norvegia per incontrare Gerhard Henrik Hansen (1841- 1912), che nel 1873 aveva scoperto il batterio responsabile della lebbra (denominata morbo di Hansen). Agua de Dios è ancora oggi testimonianza luminosa di carità e speranza salesiana tra i lebbrosi, dove animatore pioniere era don Evasio e con lui don Michele Unia, don Crippa e il beato don Luigi Variara.

Quando la salute cominciò a provarlo, venne trasferito in Cile. Qui si spense il 2 maggio 1920. Il giorno della morte ha lasciato nella sua stanza una busta chiusa e affrancata indirizzata a don Luigi Variara per la festa di Maria Ausiliatrice con questo sintetico e concreto testamento: “Sempre e tutto per i lebbrosi”. Alla morte di Evasio il governo colombiano proclamò il lutto nazionale, tanta era la stima verso il grande missionario.

In questo 2020 Occimiano ricorda il centenario della morte di questo straordinario suo concittadino, testimone del coraggio intraprendente e generoso della sua gente in mezzo alle persone più fragile e scartate.

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