Nato nel 1920 a Sondrio, da genitori operai, era l’ottavo di 10 figli – di cui altri due salesiani sacerdoti, Angelo, scomparso nel 2010, e Francesco, oggi nella comunità di Sesto San Giovanni. È in casa che ricevette la prima, autentica testimonianza cristiana: “Papà e mamma avevano riservato il primo posto a Dio, non alle cose, non al lavoro, non al risparmio, non alla salute, non al guadagno” raccontò una volta don Angelo Viganò.
Cresciuto all’oratorio salesiano della sua città, dove c’erano salesiani che avevano conosciuto direttamente Don Bosco, frequentò l’aspirantato di Chiari e poi il noviziato di Montodine, diventando novizio poco più che 16enne.
La svolta decisiva e imprevista giunse al termine degli studi filosofici a Torino, quando apprese dai suoi superiori che la sua domanda di partire per le missioni era stata accettata, e che era destinato al Cile. Ma lui questa domanda non l’aveva mai presentata. Espresse le sue perplessità ai suoi superiori, ma gli venne richiesta la disponibilità comunque. La sua risposta fu semplicemente: “Se voi mi mandate, vado”.
A Santiago del Cile realizzò la sua formazione teologica, quindi svolse il ruolo di Direttore del Teologato, fu Professore di Teologia Dogmatica all’Università Cattolica del Cile, partecipò al Concilio svolgendo un prezioso servizio come teologo perito del Card. Raúl Silva Henríquez, SDB. Fu nominato Ispettore del Cile nel 1968 e Consigliere Generale per la Formazione nel 1971, prima di essere eletto Rettor Maggiore sei anni più tardi – un incarico che manterrà fino alla sua morte, per ben 18 anni.
“Don Viganò è stato un grandissimo Rettor Maggiore, che seppe collocare e accompagnare la Congregazione nel passaggio a una ridefinizione di se stessa, alla luce del Concilio, in fedeltà dinamica e creativa a Don Bosco, e con la stessa passione apostolica per i giovani, specialmente i più abbandonati – ha detto di lui Don Pascual Chávez, IX Successore di Don Bosco –. Uomo dalla risata spontanea, di un ottimismo eccezionale, lungimirante… lasciò un ricchissimo magistero salesiano, attraverso le sue lettere che lui stesso diceva fossero ‘non da leggere, ma da studiare’… Nelle risoluzioni prese in occasione della sua ordinazione sacerdotale, si mostrò esigente con sé stesso, comprensivo con gli altri, disponibile senza condizioni a Dio e alla sua volontà: ‘Quando Dio chiede, non si può mai dire di no’”.