Benin – “Move with Africa”. Educare giovani dalla mente aperta e internazionale

(ANS – Porto Novo) – Come rendere i giovani dei cittadini consapevoli? È una questione che tocca tutti gli educatori. Jerome Merckx, con il sostegno dell’ONG belga “Via Don Bosco” ha lavorato per un anno con i suoi studenti affinché acquisissero una cultura civica aperta e internazionale. E per questo li ha portati in Benin.

Parlaci del progetto di VIA Don Bosco che ha portato i tuoi allievi in Benin…

Nel 2017 io e altri 3 insegnanti, abbiamo deciso di lanciare un progetto di solidarietà internazionale all’interno della nostra scuola, la “Saint-Vincent de Paul” di Bruxelles. L’obiettivo era affrontare temi come pregiudizi, stereotipi e discriminazioni. Durante una sessione informativa, agli studenti è stato detto che ci sarebbero stati laboratori tematici e forse uno scambio culturale. Alla fine sono stati selezionati 15 studenti.

Insieme a “VIA Don Bosco”, abbiamo organizzato seminari sulle migrazioni e i rifugiati, educazione ai media e parità di genere. Poi sono stati realizzati dei video per sensibilizzare gli altri studenti su questi argomenti e l’organizzazione di una settimana di cittadinanza presso un centro salesiano in Benin.

Perché partecipare a “Move with Africa”?

Il progetto “Move with Africa” è un’iniziativa di Educazione alla Cittadinanza Mondiale e Solidale (ECMS) avviato dall’ONG belga “La Libre” con la partecipazione di altre 8 ONG belghe, tra cui “VIA Don Bosco”. È un progetto che ha un approccio olistico rispetto al ruolo dei giovani nel cambiamento della società. Essere selezionati per un progetto che porta a un viaggio interculturale ha contribuito a motivare gli studenti. I laboratori del mercoledì pomeriggio, il fine-settimana di preparazione e la raccolta fondi sono attività che richiedono un notevole impegno… Ma l’idea di raggiungere altri giovani in Benin costituisce una bella prospettiva.

A qualche settimana dal rientro, vedi già dei cambiamenti tra gli studenti?

La maggior parte di loro ha aperto la propria mente ed ora si mette molto più in discussione, anziché in un atteggiamento di giudizio. Ad esempio, hanno cambiato le loro opinioni sugli immigrati, sulla nostra società e sui media, svolgendo un ruolo di primo piano nella risoluzione di questi pregiudizi. Inizialmente, avevano un atteggiamento di rifiuto verso queste persone, per paura che venissero a togliere loro il lavoro. Ora non hanno l’ingenuità di credere che ci siano soluzioni già pronte, ma capiscono che il rifiuto non è una risposta ragionevole. Il viaggio può consentire anche agli allievi di diventare più interessati alle cause delle disuguaglianze economiche, che spingono le persone a lasciare i loro Paesi nella speranza di un futuro migliore.

È necessario andare specialmente in un Paese in via di sviluppo per sensibilizzare i propri allievi?

Ci sono 36 opzioni diverse per partecipare all’ECMS e non ce n’è una sia migliore di un’altra. Il vantaggio del viaggio, quando è ben inquadrato, è che consente di unire più facilmente sapere, sapere essere e saper fare. Ma per me, un anno è troppo poco. A questo proposito, trovo molto interessante anche l’iniziativa del progetto “Youth 4 Change”, sempre di “VIA Don Bosco”.

Cosa ti spinge a fare Educazione alla Cittadinanza?

Non è qualcosa che viene solo da me, viene dagli studenti! In classe, pongono domande su molti problemi sociali, per quello ne parliamo. Lasciare spazio al dibattito già è un modo di fare ECMS. Naturalmente, per fare bene tutto questo, è meglio procurarsi strumenti, ottenere informazioni sull’argomento, inserire una cornice e collegarla al programma.

Fonte: Don Bosco Aujourd’hui

InfoANS

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