È stata la tua seconda volta in Zambia, giusto?
Sì. Dei sette ragazzi che abbiamo partecipato al progetto quest’estate, solo un altro ragazzo ed io avevamo già partecipato l’anno scorso. È un percorso di consapevolezza, condivisione e apprendimento. Sono voluto tornare per ringraziare per tutto quello che ho ricevuto l’anno passato e per verificare sul posto che il progetto si stesse concretizzando.
Di che progetto stai parlando?
Si chiama “Share The Light” (Condividi la Luce). È stato avviato da un gruppo di Salesiani inglesi, con i quali abbiamo vissuto per 15 giorni in un orfanotrofio per ragazze a Mazabuka, Zambia. L’idea è far conoscere la dura realtà che si vive da quelle parti.
Qual è stato il tuo contributo?
L’aiuto che abbiamo dato io e i miei amici è stato sostanzialmente mettere in pratica le nostre conoscenze meccaniche. Abbiamo sistemato le case e i terreni, e dipinto i muri con gli strumenti a nostra disposizione. Abbiamo anche offerto alcune lezioni e servito la colazione ad un gruppo di 31 ragazze orfane tra i 12 e i 17 anni di età.
Come è stata la vita comunitaria?
È andata molto bene. Ci conoscevamo già dalla scorsa estate e le ragazze erano entusiaste di rivederci. Per loro è la cosa più emozionante che accade durante l’anno.
Immagino che raccogliate anche fondi.
Sì, durante l’anno, con famigliari e amici e attraverso contributi personali. Realizziamo anche lotterie, vendita di tazze e braccialetti e ci siamo anche organizzati come organizzazione senza scopo di lucro per poter ricevere sovvenzioni.
Avete dei progetti per il futuro?
Per l’anno prossimo speriamo di ampliare la fattoria e gli orti, in modo che le ragazze possano auto-sostenersi.
Cosa ti ha insegnato lo Zambia?
Ad essere consapevole e a dare il giusto valore alle cose. E anche che non ho diritto di lamentarmi per molte altre.
Tornerai anche l’anno prossimo?
Mi piacerebbe molto, ma non so se lavorerò e se avrò il tempo. Tuttavia, l’importante è collaborare e continuare a contribuire.
Fonte: El Periódico de Catalunya