“Il sig. Zatti è un motivo di gratitudine e di gioia per il popolo – esordisce il presule salesiano nel suo dialogo –. Gratitudine per il tanto bene che ha dato alla gente di quegli anni. In città c’è un ricordo molto vivo di questo, soprattutto perché c’è ancora chi lo ha conosciuto. Una memoria che è presente ogni giorno dato che l’ospedale cittadino si chiama ‘Don Zatti’, così come una strada, un quartiere, una casa che ospita famiglie di passaggio per motivi di salute e il circolo cattolico. Questa memoria si è rinnovata e approfondita nel corso di questo cammino, prima verso la beatificazione e poi verso la canonizzazione”.
“Ma questa gratitudine – prosegue – è anche per quello che Zatti ci regala oggi: quante testimonianze ho ascoltato di chi ha trovato in lui la consolazione di Dio, la salute nella malattia, la compagnia e il sostegno nei momenti difficili. Gratitudine per ieri e per oggi, quindi”.
Mons. Laxague ha poi spiegato anche perché Zatti sia fonte di gioia per Viedma: “Zatti è riconosciuto e apprezzato in tante parti del mondo. Ed è uno di noi, che oggi brilla nel cielo. È uno che ci conosce bene. Ha vissuto in questa terra benedetta dal Río Negro, con un grande futuro, e allo stesso tempo con tanti fratelli e sorelle che sono stati lasciati indietro. È uno che ha privilegiato i più dimenticati ed è stato una risposta per coloro ai quali nessuno dava una risposta. Qualcuno che ha sempre saputo aprire strade di speranza: curando la salute, promuovendo la fraternità, aprendo alla fede e preparando all’incontro con il Padre”.
“Come Chiesa, andare in pellegrinaggio con Zatti significa vivere nella certezza che lui cammina con noi, come ieri con il suo popolo, e la sua presenza ci incoraggia a fare il bene, tutto il bene che è alla nostra portata, per essere lievito di qualcosa di nuovo. Questo pellegrinaggio 2023, il primo con il sig. Zatti proclamato santo, ci fa scoprire Zatti che cammina accanto a noi e ci invita con il suo esempio e la sua parola: ‘Non lasciamo a domani il bene che possiamo fare oggi’”, illustra ancora il presule.
In seguito, il vescovo ha parlato anche del suo rapporto individuale con Sant’Artemide Zatti: “Quando sono a Viedma - non tutti i giorni della settimana, perché questa diocesi è molto grande - passo davanti alle sue reliquie che sono conservate nella parrocchia ‘San Juan Bosco’, il luogo dove Zatti ha vissuto i suoi ultimi anni. E dialogo sempre con lui, sia per chiedergli quell’amore concreto di predilezione per i più piccoli e i più sofferenti, sia per affidargli un malato, sia per chiedergli di darmi quella fede e quella fiducia in Dio che aveva lui, sia semplicemente per fargli una domanda che mi preoccupa e a cui non ho risposta”.
“Lo sento vicino a me, molto presente e impegnato nel servizio che la Chiesa mi ha affidato – aggiunge –. Conto sempre su di lui. Ricordo che quando il Nunzio Apostolico mi disse che Papa Giovanni Paolo II voleva che diventassi vescovo della diocesi di Viedma, con tutto quello che significava questa nuova vita, lasciando la vita salesiana così come la stavo vivendo, una certezza che avevo e che mi incoraggiava era che mi avrebbe sempre accompagnato un salesiano molto bravo: il sig. Zatti. E così ho vissuto e vivo questo ministero. Il sig. Zatti Santo è e rimane un grande collaboratore della missione a cui la Chiesa è chiamata oggi. Pensiamo ad esempio che oggi Papa Francesco ci invita ad essere una Chiesa samaritana: cosa c’è di meglio che imparare attraverso Zatti a vivere in questo modo?”.
E riguardo al messaggio che Zatti lascia all’umanità di oggi, Mons. Laxague afferma: “Certamente Zatti parla a ciascuno e lo aiuta a scoprire il suo cammino di santità. Percorsi diversi, ma nella certezza che Dio ci ama tutti e ci ha messo al mondo gli uni per gli altri: in questo sta la nostra felicità quotidiana, che anticipa quella del Paradiso. Il messaggio di Sant’Artemide Zatti è quello di essere chiamati a vivere nell’amore di Dio, a non smettere mai di fare il bene possibile, ad avere una predilezione per gli ultimi e gli scartati, con umiltà e gioia, ad avere bisogno di tutti, ad abbracciare il dolore con speranza, a godere del piccolo e del quotidiano di ogni giorno, ad assumere la vita con responsabilità”.