Giappone – Il giovane chierico Abuto, SDB: “Dio mi ha chiamato a servirlo come religioso e come missionario”

(ANS – Miyazaki) – La Congregazione Salesiana è missionaria per carisma e la spiritualità salesiana è qualcosa che permette di trovare un ambiente familiare anche a distanza di migliaia di chilometri dalla propria casa. Di questo ne è convinto il giovane chierico Joseph Abuto, partito con la 148a Spedizione Missionaria Salesiana (nel 2017) dal Kenya alla volta del Giappone.

Ci racconti qualcosa del suo percorso di fede?

La mia vocazione e il discernimento missionario hanno una cosa in comune, sono entrambi basati sulla stessa fonte, o meglio si sono sviluppati parallelamente. Molto prima di mettere piede in seminario, quando già sentivo che Dio mi chiamava a servirlo come religioso, il desiderio di essere missionario era già nato in me. Sono cresciuto in un ambiente circondato da congregazioni missionarie, frequentando missionari benedettini, agostiniani e missionarie di Madre Teresa, per non parlare del fatto che la mia stessa parrocchia era gestita dai Missionari Comboniani.

Poi, mio padre era catechista e mia madre lavorava come cuoca in una parrocchia, e anche vedere molto spesso tanti missionari spesso faticare e infine abbracciare la nuova cultura è sempre stato una grande fonte di ispirazione per me.

E il discernimento della sua vocazione missionaria?

Sono entrato dai Salesiani il 24 aprile 2010, ho fatto l’aspirantato per due anni, il pre-noviziato al “Bosco Boys”, poi il noviziato a Morogoro, in Tanzania. Nel mio secondo anno di post-noviziato, ho mandato al Rettor Maggiore la lettera di disponibilità alle missioni, e l’anno successivo ho ricevuto la più grande sorpresa della mia vita, almeno fino ad allora: una e-mail del Rettor Maggiore che mi destinava al Giappone. Il 27 agosto 2017 sono partito poi per Roma, e da lì sono stato coinvolto nella 148ª Spedizione Missionaria Salesiana.

Sei ancora legato alla tua Ispettoria d’origine?

La mia Provincia madre rimarrà sempre nel mio cuore, soprattutto per la formazione iniziale che mi ha impartito. È l’Ispettoria che mi ha fatto diventare il salesiano che sono ora. Della mia Ispettoria di origine apprezzo soprattutto la professionalità della pastorale giovanile nelle scuole, negli istituti e nel settore della comunicazione sociale. In questo modo può raggiungere i giovani dove sono e sviluppare una forte ed efficace crescita del carisma.

Com’è stata la tua esperienza missionaria in Giappone, finora?

La spiritualità salesiana è la stessa in tutto il mondo, quindi è più facile entrare nella cultura dei giovani a cui siamo inviati, dovunque siamo inviati, anche se è sempre impegnativo. Finora, ho speso dapprima un anno a Tokio, nella comunità di Chofu, accompagnando un gruppo di giovani filippini e collaborando all’oratorio festivo: una bella esperienza lavorare con i laici del Giappone e per praticare la lingua. Poi ho servito nell’Aspirantato Giovanile di Yokkaichi, e oltre a vivere molti bei momenti con questi giovani, che condividono con la comunità salesiana i momenti di preghiera, insegnavo loro l’inglese. Attualmente mi trovo a Miyazaki, la Casa Madre dei Salesiani in Giappone, dove continuo a dare lezioni di inglese, animo le attività sportive tre sere alla settimana e partecipo alle attività della scuola domenicale.

Fonte: AustraLasia

 

InfoANS

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