Caos fuori e dentro di noi
La mancanza di ascolto affligge il nostro mondo a tutti i livelli: dai massicci conflitti internazionali – come l’aspra guerra che si sta svolgendo in Ucraina – agli infiniti conflitti comunitari, sociali, di casta, religiosi… che infestano molti Paesi. La vediamo ovunque.
L’aumento vertiginoso delle separazioni tra coniugi e nelle famiglie è poi una prova di quanto ci costi il nostro rifiuto di ascoltare, a livello individuale, familiare, sociale e internazionale. A modo nostro, molti di noi sono sordi alle grida di quanti li circondano. Siamo stati intorpiditi dal rumore, siamo stati desensibilizzati ai singhiozzi dell’angoscia, divenuti troppi da contare, e siamo diventati sordi, sia all’esterno, sia all’interno. In realtà, viviamo ciascuno nelle nostre piccole tombe di silenzio e trovandoci sempre più a nostro agio con la quiete mortale che abita dentro di noi. Mi vengono in mente i profondi versi della leggendaria canzone di Simon & Garfunkel “The Sound of Silence”:
And in the naked light I saw
Ten thousand people, maybe more
People talking without speaking
People hearing without listening
People writing songs that voices never share
No one dared
Disturb the sound of silence...
[E nella vivida luce vidi
Diecimila persone, forse più
Persone che conversavano senza parlare,
Persone che udivano senza ascoltare,
Persone che scrivevano canti che quelle voci non avrebbero mai condiviso
Nessuno osava
Disturbare il suono del silenzio]
Un’interessante analogia del nostro tempo: parlare senza ascoltare, comunicare senza parlare e sentire senza ascoltare.
Il bisogno universale di ascolto
Il dottor Ralph Nicols, considerato il padre del campo dell’ascolto, ha detto: “Il più elementare di tutti i bisogni umani è il bisogno di capire e di essere compresi. E il modo migliore per capire le persone è ascoltarle”.
Quest’anno, in linea con il tema dell’ascolto, Papa Francesco ci invita ad ascoltare con l’orecchio del cuore, un’esortazione che rimanda ai tempi di San Benedetto, padre del monachesimo occidentale, che nella sua Regola esortava: “Obsculta inclina aurem cordis tui - Ascolta tendendo l’orecchio del tuo cuore”.
Perché questo tipo di ascolto è così importante? Che cosa significa veramente? Nella teoria della comunicazione, l’atto comunicativo è completo solo quando il messaggio viene compreso. Inviare semplicemente un messaggio, dire qualcosa, scrivere qualcosa non è comunicazione. La comunicazione è un processo bidirezionale e ha luogo solo quando il “ciclo” è completo.
Quando non riusciamo ad ascoltare e a connetterci veramente, rimaniamo come isole, slegati e tagliati fuori gli uni dagli altri. E oggi rischiamo di non essere più una società, ma un semplice insieme di individui che combattono le proprie battaglie in solitudine e in isolamento. Non c’è niente di più tragico di questa mancanza di ascolto e di connessione, perché è ciò per cui la nostra natura fondamentale è stata progettata. E se non siamo disposti ad ascoltarci a vicenda, non c’è modo per ascoltare Dio.
Perché non riusciamo ad ascoltare con il cuore
Ci sono diversi motivi per cui non riusciamo ad ascoltare. Eccone alcuni:
- Siamo troppo presi dai nostri pensieri, sentimenti, bisogni e desideri.
- Abbiamo paura di investire il tempo, il nostro dono più prezioso. È stato detto che la vera prova d’amore è la disponibilità a dedicare tempo. Se diciamo di amare, dobbiamo essere disposti a dedicare il nostro tempo e ad ascoltare.
- Quando qualcuno cerca di condividere i suoi pensieri e i suoi sentimenti, spesso preferiamo inquadrarli nelle nostre regole e schemi, e valutare la sua moralità, piuttosto che ascoltarlo con mente aperta. Siamo pieni di pregiudizi.
- Ascoltiamo con l’impazienza di rispondere, quindi non ascoltiamo mai veramente. Il vero ascolto richiede il silenzio e la quiete del cuore e della mente.
Imparare ad ascoltare
La Bibbia ci offre molti esempi di come si realizza il vero ascolto. Salomone scelse di essere un’anima in ascolto, sempre attenta ai mormorii dello spirito. Samuele riconobbe la voce di Dio e, guidato da Eli, esclamò magnificamente: “Parla Signore, il tuo servo ti ascolta”. Davide gridò a Dio: “Fammi conoscere le tue vie, Signore, insegnami i tuoi sentieri”. (Salmo 25,4). Maria di Betania, al contrario dell’“indaffarata” sorella Marta, sceglie di sedersi ai piedi di Gesù e di ascoltare.
Ma Gesù, soprattutto, era un Maestro dell’ascolto. Ascoltava per capire, per aiutare e per trovare soluzioni. Era disposto a mettere da parte tutti i sentimenti negativi, i rancori e le incomprensioni, e a dare veramente quell’ascolto empatico con il cuore a tutti coloro che si rivolgevano a lui. Ascoltava costantemente la voce di Dio e quella del suo popolo. Ascoltò persino la supplica del povero ladrone crocifisso insieme a lui. Il celebre incontro con i discepoli sulla via di Emmaus mostra evidentemente come Gesù li ascolti, li comprenda, poi spieghi loro, li rafforzi e li nutra.
L’importanza dell’ascolto in una Chiesa sinodale
L’invito di Papa Francesco ad ascoltare con il cuore ha implicazioni ancora più profonde nella Chiesa sinodale che egli prefigura. Infatti, l’appello all’ascolto e al dialogo è un nuovo modo di essere Chiesa oggi.
Il processo sinodale consiste proprio nell’ascoltare le voci della comunità cattolica, le voci della base. Solo ascoltando si può iniziare un vero dialogo, risolvere i conflitti e scoprire la strada comune in uno spirito di apertura. È un passo avanti significativo e un invito per ciascuno di noi. E cosa dobbiamo fare di diverso rispetto a prima, se vogliamo rispondere a quest’appello?
Il vero ascolto non è un atto spettacolare, la sua bellezza sta nelle piccole scelte quotidiane operate. Ascoltare significa prestare attenzione, chiudere la bocca e aprire le orecchie per ascoltare Dio e gli altri. Le relazioni, così come la crescita spirituale, si costruiscono sull’ascolto, sia della Parola di Dio, sia nella forma dell’ascolto reciproco.
- Siamo pronti a sostare in silenzio per riflettere e comprendere ciò che accade dentro di noi e intorno a noi, e ciò che Dio ci sta dicendo?
- Siamo pronti a cambiare le nostre opinioni e i nostri preconcetti su chi ci circonda? Alle volte i nostri più grandi pregiudizi hanno luogo proprio nelle nostre relazioni più profonde.
- Siamo disposti ad ascoltare voci diverse e non solo quelle che ci fanno sentire a nostro agio? Un vero ascolto implica l’abbandono delle proprie sicurezze e paure.
- Siamo disposti ad ascoltare senza giudicare? O come i farisei abbiamo la tendenza a mettere le persone nella lista nera, a tagliare i ponti, a escludere chi ci ha ferito?
Quando qualcuno ci ascolta sinceramente, ci sentiamo incoraggiati a parlare. E quando noi riusciamo ad ascoltare i sentimenti non detti delle persone dietro le loro parole, abbiamo il potere di guarire. Quando ascoltiamo le storie che si nascondono dietro ogni persona affranta, abbiamo il potere di perdonare, liberare e trasformare.
Imparare ad ascoltare
Ascoltare significa sempre sintonizzarsi. Non è un atto passivo. Per natura siamo tutti ascoltatori selettivi: ascoltiamo ciò da cui ci sentiamo attratti; siamo in grado di udire ciò che qualcuno dice di noi anche in una stanza affollata; riusciamo a distinguere la nostra melodia preferita sopra il caos di una strada trafficata; possiamo sentire i nostri cellulari in mezzo a tutto il rumore che ci circonda. Ascoltiamo perché scegliamo di farlo. Ascoltiamo perché qualcosa è importante per noi, perché vale la pena farlo.
Un nuovo tipo di ascolto
Se imparerò ad ascoltare con il cuore, scoprirò che c’è molto di più da ascoltare. Magari sono abituato al continuo chiacchiericcio presente nella mia testa - le mie preoccupazioni, i miei desideri, le mie ambizioni, i miei bisogni, i miei sentimenti… Ma quando ascolto con il cuore, trovo il modo di uscire da me stesso.
In questo nuovo tipo di ascolto con il cuore, imparerò ad ascoltare le migliaia di voci che mi circondano e che aspettano di essere ascoltate, comprese e accolte. Imparerò a:
- Ascoltare la Parola di Dio, la voce e i suggerimenti dello Spirito Santo con un senso di fede che nutre e trasforma.
- Ascoltare il mio coniuge; quello che dice e anche le molte cose che trova difficili da esprimere
- Ascoltare i genitori anziani quando è difficile relazionarsi con loro.
- Ascoltare con vera apertura le voci dei bambini e capire come vedono il mondo.
- Ascoltare i miei colleghi, amici e parrocchiani, svuotandomi dei miei programmi, schemi e supposizioni per capire davvero cosa stanno provando a dirmi.
- Ascoltare le grida angosciate dei poveri e degli emarginati della società, e magari svilupperò anche quell’empatia necessaria per interessarmi davvero a ciò che accade nel loro mondo.
- Ascoltare il pianto silenzioso di coloro che si trovano nelle carceri, rinchiusi da anni e senza speranza di uscirne; delle persone abbandonate e dimenticate nelle case di riposo, prive di autentici contatti umani; dei malati terminali che aspettano solo la morte, dei pazienti allettati e intrappolati nei loro stessi corpi.
- Ascoltate il grido della terra che viene devastata ogni giorno in mille modi diversi, fino ad esserne turbati e scossi.
Ascoltare con l’orecchio del cuore non è una risposta compiacente, ma una risposta empatica e attenta. È un’apertura responsabile del cuore, che si permette di sentire e di lasciarsi toccare, di tendere la mano e di guarire, di condividere e di prendersi cura e di aiutare a costruire le vite degli altri. È l’apertura nel più intimo di noi stessi per ricevere, rispettare e accettare l’altro.
Se non siamo capaci di ascoltarci reciprocamente, allora non saremo capaci neanche di ascoltare Dio. Perché l’ascolto riflette la Divinità che c’è in noi e la nostra relazione con Dio.
Ascoltare con l’orecchio del cuore, in ultima analisi, è un atto di vero amore.
Harris Pakkam