Mentre il sole estivo brucia la terra arida, Bhamabai, una donna di 53 anni che vive in un villaggio montuoso nei pressi di Ahmednagar, intraprende un’odissea ormai crudelmente familiare ai suoi piedi consumati. Cammina per cinque chilometri fino ad una solitaria pompa artigianale e quando finalmente la raggiunge estrae e mette al sicuro qualche prezioso litro nelle sue taniche d’acciaio, prima di ripartire per il viaggio di ritorno. “La mia età si fa sentire, così come la mia malattia”, sussurra Bhamabai, strizzando gli occhi verso la sua casa di latta in lontananza. “Sogno il giorno in cui potremo aprire un rubinetto e dissetarci”.
Il sogno di Bhamabai riecheggia nella morsa spietata della siccità nei distretti di Ahmednagar e Beed, nel Maharashtra, dove migliaia di altri abitanti come lei dei piccoli villaggi rurali condividono la disperata speranza di reidratare le loro fattorie riarse, di rianimare il bestiame malnutrito e di avere acqua a sufficienza per vivere davvero e non solo per sopravvivere. Ma anno dopo anno, i loro sogni evaporano nella terra spaccata.
“Quest’anno la stagione delle piogge è durata solo pochi giorni. La durata del monsone continua a diminuire ogni anno”, riporta Vishwanath Palve, un anziano di 83 anni. “Ora solo Dio sa come faranno le nostre prossime generazioni a sopravvivere in queste situazioni”, aggiunge.
Molti leader locali trascurano la crisi idrica, tranne che nei periodi elettorali; ma spesso, una volta eletti, dimenticano le loro promesse.
In questo paesaggio straziante, è emersa una forza umanitaria con un sogno ben determinato: l’ONG salesiana “Bosco Gramin Vikas Kendra” (BGVK) lavora da oltre tre decenni nelle comunità più emarginate del Maharashtra, impegnandosi a migliorare le loro vite attraverso lo sviluppo sostenibile e l’autosufficienza.
“I nostri pionieri, in particolare don Alex Gonsalves, si resero conto dell’inutilità della formazione degli agricoltori, dei programmi di sostentamento o di qualsiasi altra iniziativa senza prima affrontare la scarsità d’acqua a livello di base”, spiega il Direttore del BGVK, don George D’Abreo, SDB. “Così lo sviluppo dei bacini idrici è diventato la base per far rinascere i villaggi colpiti dalla siccità”.
Fin dall’inizio, il BGVK ha facilitato progetti integrati di bacini idrici in 27 villaggi dello Stato, ricaricando le falde acquifere e dando nuova vita a oltre 47 villaggi. Interventi pionieristici come dighe di contenimento, bacini agricoli e metodi di conservazione del suolo hanno creato modelli decentralizzati a prova di siccità e hanno avuto un impatto su oltre 15.000 famiglie.
Tuttavia, gli ultimi anni di precipitazioni inferiori alla media hanno messo a dura prova anche le regioni dei bacini idrici. Senza un piano di emergenza per affrontare un periodo di siccità così prolungato, molti villaggi sono scivolati di nuovo nell’era oscura dell’insicurezza idrica.
L’approccio integrato del BGVK inizia con il soddisfare il bisogno fondamentale: l’accesso all’acqua potabile per sopravvivere nella torrida estate. Per questo è stata avviata la Campagna dell’acqua, con l’obiettivo di riempire i serbatoi domestici vuoti. A partire dal 9 maggio 2024 sono stati distribuiti oltre 1,6 milioni di litri di acqua potabile in 14 villaggi.
“I miei nipoti si affollano intorno all’autobotte pieni di gioia e meraviglia. Per loro, e per tutti noi, l’acqua potabile è un miracolo”, dice Parubai Rathod, un tribale migrante stabilitosi ad Ahmednagar. Per molti abitanti dei villaggi, gli arrivi dei camion dell’acqua della BGVK non sono altro che miraggi onirici che si trasformano in realtà.
Ma la campagna di BGVK è solo l’inizio di una battaglia in salita per ribaltare le sorti di questa regione. Servono più autobotti e più fondi per sostenere più villaggi. E non si può dare la colpa solo alla natura. Se da un lato la siccità è un fenomeno naturale, dall’altro le azioni dell’uomo hanno peggiorato la situazione. Per molti anni sono state prelevate troppe acque sotterranee, così come hanno avuto il loro peso la rapida industrializzazione e la deforestazione della zona, l’uso di metodi di coltivazione inadeguati e l’uso sconsiderato di fertilizzanti chimici e pesticidi che hanno fatto perdere al suolo la capacità di trattenere l’acqua.
“L’agricoltura biologica e sostenibile è fondamentale per la conservazione dell’acqua. Per questo motivo, aiutiamo questi agricoltori a metterle in pratica, in modo che il livello delle falde acquifere aumenti e che le generazioni future non debbano affrontare lo stesso problema”, spiega Dattatrey Gaikwad, funzionario di BGVK.
“Il nostro sogno è quello di rendere l’acqua potabile sostenibile e accessibile in modo permanente in ogni villaggio, soddisfacendo questi bisogni di emergenza e rafforzando le comunità a lungo termine attraverso la gestione dei bacini idrici: infatti l’impatto dei bacini idrici va oltre l’autosufficienza idrica: con l’innalzamento delle falde acquifere, il reddito e la qualità della vita migliorano grazie a mezzi di sussistenza diversificati come l’orticoltura, il settore lattiero-caseario, il pollame e altro. Questa visione di prosperità a prova di siccità è ciò che BGVK spera di vedere in ogni ultimo villaggio vulnerabile”, conclude don D’Abreo.