Giappone – “Non ti lascio un’eredità, ma ti do la fede”: intervista al sig. Mitsuhiro Tateishi, Exallievo Salesiano

(ANS – Tokyo) – In Giappone la popolazione cristiana arriva all’1%. Tuttavia il cattolicesimo ha lasciato un’impronta profonda nella storia del Paese, specie a Nagasaki. Durante la recente visita di Papa Francesco in Giappone, l’Exallievo Salesiano Mitsuhiro Tateishi, ha rilasciato un’intervista a Vatican News.

Chi è Mitsuhiro Tateishi?

Sono un Exallievo Salesiano. Faccio parte dello staff della “Don Bosco Publications”, sono Delegato di Comunicazione Sociale dell’Ispettoria del Giappone e discendente dei “Cristiani nascosti”, che hanno custodito la fede negli ultimi 470 anni. Le mie radici cattoliche risalgono a secoli fa, ai tempi di San Francesco Saverio, che portò il cristianesimo in Giappone nel 1549. Quello stesso missionario gesuita battezzò i miei antenati 470 anni fa e la fede cattolica è stata trasmessa da allora di padre in figlio.

Perché c’erano dei “Cristiani nascosti” in Giappone?

San Francesco Saverio predicò il Vangelo nella vicina isola di Hirado, trovando un terreno molto fertile. Ha trascorso non più di 4 mesi nella zona, ma è riuscito a convertire al cristianesimo centinaia di persone. Non molto tempo dopo, i governanti giapponesi cominciarono a considerare la fede come una minaccia e cercarono di eliminare il cristianesimo. All'inizio, Toyotomi Hideyoshi, un guerriero samurai, proibì ai gesuiti e agli altri missionari stranieri di praticare la proprio religione, vista come minaccia all'unità nazionale. Nel 1614, lo shogunato Tokugawa mise fuori legge il cristianesimo e ne seguirono vere persecuzioni. Migliaia di cattolici furono uccisi per la loro fede. I 26 santi martiri a cui Papa Francesco ha reso omaggio a Nagasaki lo scorso 24 novembre, furono tra questi testimoni. Molti cattolici si nascosero, diventando “kakure kirishitan”, ossia “Cristiani nascosti”. La mia famiglia scelse di sopravvivere: si nascosero sull’isola di Kuroshima e trasmisero la fede di generazione in generazione, il tutto senza la presenza di un solo sacerdote cattolico.

Come hanno trasmesso la fede i cristiani?

Si aiutarono a vicenda e praticarono gli insegnamenti dell'amore di Gesù. Furono rispettati perché servivano i poveri. Il loro servizio ai bisognosi incoraggiava gli altri a credere nella fede cristiana. Dopo che il Giappone ha permesso la libertà di religione nel 1871, i missionari cattolici sono tornati e hanno trovato a Nagasaki altri discendenti di coloro che hanno mantenuto la fede in silenzio. Altri, però, non si sono più ricongiunti con la Chiesa e sono tuttora noti come “Cristiani separati”. Io sono grato ai miei antenati, che hanno superato le difficoltà e custodito la fede per 470 anni.

Oggi, il sig. Mitsuhiro Tateishi fa del suo meglio per trasmettere la fede cristiana, proprio come fecero i suoi antenati. Suo padre era solito ripetergli: “Non ti lascio un’eredità, ma ti do la fede”.

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