di don Francesco Redavid, SDB
La basilica viene costruita nei primi anni del 1970 per ringraziare Dio dei miracoli avvenuti, per intercessione del santo, a Lecce e a Maglie, una cittadina nelle vicinanze. In questi due luoghi, nel 1950, due mamme che rischiavano la morte invocarono san Domenico Savio e per sua intercessione ottennero la grazia della guarigione. Proprio grazie al riconoscimento canonico di questi due miracoli, la Chiesa poi approvò formalmente la santità di questo giovane dell’oratorio di Don Bosco.
Questi giorni di festa a Lecce hanno onorato l’affetto e la devozione che i giovani e le famiglie della comunità educativo-pastorale esprimono nei confronti di Domenico Savio. Il centro della festa è stata l’Eucaristia del 6 maggio, presieduta dall’Ispettore dell’Italia Meridionale, don Angelo Santorsola; egli ha ricordato che Domenico Savio è ancora un modello attuale di vita realizzata, e che seguendo il suo esempio e considerandolo come punto di riferimento è possibile essere testimoni credibili e segni di una gioventù coraggiosa e intraprendente.
A partire dalla celebrazione liturgica, la festa si è espressa poi in varie manifestazioni di gioia: la “Marcia” di san Domenico Savio, grazie alla quale la statua del santo ha percorso alcune vie del quartiere dei Salesiani e ha permesso a tanta gente di testimoniare la propria fede; la festa in piazza, con un concerto che ha visto il coinvolgimento e il divertimento degli abitanti del quartiere e della città; la condivisione della “Cena in Famiglia” durante la quale tutta la Famiglia Salesiana si è riunita per condividere il pasto e la gioia della fraternità; la XXX Biciclettata per le vie della città di Lecce, che ha portato una “santa” allegria per le vie della città; e infine l’evento “Savio’s Got Talent”, che ha messo in evidenza innumerevoli capacità e talenti dei ragazzi e dei giovani partecipanti.
Tra le tante, un’iniziativa merita di essere citata con particolare attenzione: “San Domenico Savio e il dono della vita”, la veglia di preghiera realizzata insieme alle mamme in attesa di un bambino nella serata di venerdì 3 maggio. È stato un momento di preghiera molto sentito dai partecipanti, ma soprattutto è avvenuto un legame simbolico: un gemellaggio che ha unito la Basilica di san Domenico Savio a Lecce con la Basilica di Maria Ausiliatrice di Torino-Valdocco. Nell’occasione, attraverso lo scambio e la proiezione di video di saluto, si è sperimentata la comunione spirituale tra le due basiliche; e il tendere una mano verso la Casa Madre dei salesiani e la casa nativa di san Domenico Savio ha permesso ai fedeli pugliesi di ritornare alle origini, di ricollegarsi con il seme da cui tutto è nato.
A Torino la celebrazione, animata dal centro locale dei Salesiani Cooperatori, ha fatto memoria della tradizione dell’“abitino di san Domenico Savio” e ha visto numerosi fidanzati e giovani sposi affidarsi alla sua intercessione, prima di una preghiera finale presso l’urna del santo.
Il seme di san Domenico Savio, al contempo, continua a germogliare e a portare frutto anche nella parte opposta dello stivale, in quella Lecce che tanto crede e spera nel suo aiuto. Il miracolo più grande che san Domenico Savio continua a compiere, infatti, è che ancora oggi, grazie a lui, tanti giovani possono avere la possibilità di conoscere il Signore. Lui che è stato un entusiasta della fede e ha radicato il suo Battesimo in una vita pienamente evangelica, continua a dire ancora oggi: “Siete buona stoffa”. Lui che ha fatto di sé stesso un bell’abito per il Signore, sprona a realizzare una vita santa, ad essere amici di Gesù e di Maria e a non commettere peccati.
A Lecce i salesiani hanno ribadito con forza che san Domenico Savio è un modello di santità giovanile che “parla” ancora e per questo lo fanno conoscere, affinché tanti giovani ancora oggi possano dire come lui: “ho un assoluto bisogno di farmi santo!”
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