Ciao, Ernest! Presentati…
Sono Ernest Kirunda Menya e vengo dalla Visitatoria di Africa Grandi Laghi (AGL) che è composta da Uganda, Rwanda e Burundi. Sono ugandese di nazionalità, ho 27 anni. Sono nato nel comune di Kamuli, nella parte orientale dell’Uganda. La mia casa dista circa 350 metri dalla comunità salesiana di “Don Bosco Kamuli” Ho iniziato a partecipare alle attività dell’oratorio nel 2006.
Cosa ti ha ispirato a scegliere di diventare missionario?
Ispirato dalla dedizione disinteressata di missionari come don Wynand Huys (missionario di Mill Hill) e salesiani come don Giambattista Uboldi, don Lazar Arasu, don Ryszard Jozwiak, don John Baptist Van Tan, ho sentito una profonda vocazione alla vita missionaria. Questi missionari hanno amato giovani che non erano nemmeno loro parenti, toccando i loro cuori e le loro vite con compassione, guida e fede incrollabile. Il loro esempio mi ha mostrato il potere trasformativo dell’amore e del servizio, instillando in me il desiderio di seguire le loro orme. Attraverso il loro instancabile lavoro, sono diventati fari di speranza e ispirazione, non solo per i giovani che hanno servito, ma anche per tutti noi che cerchiamo di fare la differenza nel mondo.
Sei felice del luogo in cui stai andando? Hai paure o preoccupazioni riguardo al nuovo luogo, alla cultura e alla gente?
Pur essendo felice di andare in Romania come missionario salesiano, sento qualche naturale timore. Abbracciare una nuova cultura, imparare una nuova lingua e relazionarmi con persone che possono avere usi e costumi diversi può essere scoraggiante, ma nonostante tutte queste preoccupazioni, confido che con la fede e la perseveranza sarò in grado di costruire relazioni significative e servire il Signore con un cuore aperto.
Come hanno reagito i membri della tua famiglia, gli amici e i confratelli quando hai parlato loro della tua vocazione missionaria?
Quando ho comunicato la notizia che sarei diventata missionario, le reazioni di familiari e amici sono state contrastanti. Alcuni erano sinceramente felici e solidali, capendo la mia vocazione e lo scopo che c’era dietro. Altri, invece, erano più titubanti, esprimendo preoccupazione per le sfide che avrei potuto affrontare o per la distanza che ci avrebbe separato. Nonostante le diverse opinioni, rimango concentrato sulla mia missione.
Quali sono i tuoi piani e sogni per la tua vita missionaria?
Come missionario in Romania, il mio progetto è quello di concentrarmi sulla fede dei giovani, di promuovere un senso di comunità e di cercare di dare loro tutte le competenze di vita che ho io, senza dimenticare i valori radicati nello spirito di amorevolezza di Don Bosco. Il mio sogno è quello di vedere questi giovani diventare leader responsabili e compassionevoli che contribuiscano alla società, vivendo la loro fede ed elevando gli altri, rafforzando al contempo la presenza e la missione salesiana in Romania.
Hai in mente qualche modello di grande missionario di cui vorresti seguire lo stile di vita?
Sì, sono i missionari che ho già citato, che incarnano i valori della semplicità, vivendo vicino alle persone che servono, abbracciando l’altruismo e la compassione. Il loro impegno costante nella missione, spesso in modo silenzioso e invisibile, riflette una profonda fiducia nella Provvidenza. Attraverso i loro esempi, mi sforzo di vivere una vita radicata nell’umiltà, nel servizio e nel profondo amore per i giovani, cercando sempre di sollevare gli altri con lo spirito salesiano di gioia e gentilezza.
Qual è il tuo messaggio per i giovani riguardo alla scelta e alla vocazione missionaria?
La chiamata missionaria consiste nell’uscire, nel rispondere alla chiamata di Dio, attraverso una vita radicata nella fede, nel coraggio e nell’amore, dove diventiamo strumenti della Sua grazia, aiutando a trasformare le vite. Se Dio vi chiama a questo, fidatevi del suo piano e sappiate che la gioia di donarsi agli altri è un vero riflesso dell’amore di Cristo.
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