Lo studio dei giovani – come quello di altre fasce d’età, come l’infanzia o la vecchiaia – presuppone una buona conoscenza dei contesti. Pertanto, don García Morcuende ha iniziato con una diagnosi della situazione mondiale, basata sul “Global Risks Report” del “World Economic Forum” e sui recenti studi dell’“American Association for the Advancement of Science”, illustrando pertanto i rischi globali che hanno un impatto significativo sull’economia, sulle risorse naturali e sui giovani.
“Pensare alla complessità della questione giovanile, così come interpretare le cause e le contraddizioni materiali, sociali e culturali che la sottendono, appare oggi come la vera sfida a cui sono chiamate la società civile, la politica, le istituzioni e la Chiesa”, ha affermato don García Morcuende. Che poi ha sviluppato l’impatto della situazione mondiale sui giovani, in 12 aree concrete: la mancanza di finanziamenti e di politiche pubbliche per i giovani; alcuni indicatori demografici e le dinamiche dei flussi migratori; l’accesso a un’educazione gratuita e di qualità; l’occupazione e il possesso illegale del territorio, la stigmatizzazione del territorio e l’isolamento sociale; l’impiego e la qualità del lavoro per i giovani (precarietà e basso reddito); la partecipazione dei giovani alle istituzioni e alla vita civile, sociale e politica dei Paesi; la salute mentale e la violenza delle bande; le trasformazioni strutturali della famiglia; la costruzione dell’identità; la digitalizzazione e la tecnologia; l’uguaglianza di genere e la violenza domestica e di coppia; e il processo di urbanizzazione nei Paesi.
In un secondo momento, ha offerto alle Ispettorie salesiane alcune proposte concrete su cui lavorare. Tra le altre chiavi di lettura concrete che permettono di elaborare progetti e costruire utopie, egli ha sviluppato questi argomenti: affrontare le realtà sociali con una visione profonda e un’immaginazione creativa; essere una Chiesa povera, risolutamente impegnata a favore dei più deboli e dei più poveri; promuovere una carità pastorale illuminata dalla verità e al servizio dello sviluppo integrale; lavorare per la giustizia e trasformare le strutture che generano la povertà; impegnarsi a prendersi cura della Casa Comune; coltivare una solida spiritualità e approfondire la dimensione evangelizzatrice della carità; rafforzare l’animazione comunitaria e la cura dei suoi protagonismi; e, infine, incoraggiare la speranza e generare processi.
In breve, “i salesiani devono avere un occhio da orafo e un occhio da sentinella. Un occhio da orafo per apprezzare, amare e dare colore ai più piccoli dettagli di ogni giorno. Un occhio da sentinella per non perdere di vista l’orizzonte verso cui ci stiamo muovendo: il regno di Dio già presente, di cui attendiamo la pienezza”.
https://www.infoans.org/index.php?id=22107&option=com_k2&view=item#sigProIde9aec775f9