Per prima cosa i quattro giovani, coadiuvati da due educatrici dell’associazione, Solène Certain e Marjorie Pinta, hanno messo in musica le loro parole forti, sincere e commoventi. Poi le hanno anche interpretate, davanti alla telecamera di Arnaud Bequet, e circondati dai loro amici ballerini, Moussa, Pomykal, Sainey, Abdoulaye e Zeynab.
Che cosa hanno da dire questi giovani? Ecco alcuni estratti della canzone:
“Non voglio ricordare la parola Deserto. Camminare per chilometri con solo una bottiglia d’acqua, due pacchetti di biscotti e una bottiglia di soda, è difficile parlarne. Se non hai vissuto quest’esperienza, non crederai alla mia storia, eppure è una storia vera.
Ho visto persone morire di sete sul cammino, perché non riuscivano più a camminare, erano sfinite, ma altri hanno continuato. Ognuno per sé, Dio per tutti. Ho molti ricordi negativi del deserto e voglio cancellarli completamente dalla mia mente.
Mentre vi parlo del deserto, mi scendono le lacrime: ho perso mio fratello, quello con cui ho attraversato il deserto a piedi, era quello che mi ha aiutato di più. A volte nel deserto si viene attaccati dai ribelli, ho visto donne violentate, uomini maltrattati, bambini che piangevano...
Siate forti, non arrendetevi, è una lotta che dura tutta la vita, questa è la mia storia.
Il Mediterraneo, la Mauritania, la Spagna, dall’età di 15 anni abbiamo attraversato strade difficili per sopravvivere e raggiungere la nostra meta. Il freddo, la fame, la fatica, la paura, l'angoscia, le brutte sorprese, le onde...
Da quando ho memoria, mia madre mi dice: alzati, figlio mio, la vita è una lotta, nessuno verrà a salvarti, alzati e sii l’eroe di te stesso.
Arrivo in Francia, un obiettivo raggiunto, la felicità, una città così bella che ti sembra di essere in un mondo parallelo, un sogno che si avvera. Ma poi appare un nuovo ostacolo. Vicino alla meta ma così lontano. Come faccio a vivere in Francia? Come farò a mangiare? Dove dormirò? Ci rimettiamo a Dio per avere un po’ di consolazione perché, in ogni caso, non possiamo vivere peggio che nella traversata, sull’orlo della morte. Lo sai che dentro di te, non sei uscito indenne.
A tutte le persone che hanno attraversato queste difficoltà: non arrendetevi. Questa è la nostra storia”.
“Ammiro questi giovani ‘leoni’ che hanno confidato davanti alla telecamera i loro traumi e la loro incrollabile determinazione – dice Sonia Maria, membro del Consiglio d’Amministrazione di “Garelli 95” –. Faccio mie le loro parole: il dolore è temporaneo, l'orgoglio eterno. E sono orgogliosa di essere amministratrice di un’associazione che permette ai giovani di esprimersi e dà loro gli strumenti necessari per raggiungere i loro obiettivi. Complimenti alla squadra”.
L’“Associazione Garelli 95” si è data la missione di proteggere, sostenere e integrare i minori non accompagnati che le sono stati affidati dai Servizi Sociali del Dipartimento della Val d'Oise. L’associazione fa parte della rete “Don Bosco Action Sociale” dei Salesiani di FRB, e prende il nome da Bartolomeo Garelli, il giovane orfano che un sacerdote torinese, Giovanni Bosco, incontrò l’8 dicembre 1841 e che fu il primo giovane ad essere accolto in quella che sarebbe diventata la Famiglia Salesiana di Don Bosco.
Il video “C’est mon histoire” è disponibile in francese, con sottotitoli in inglese, sul canale YouTube di “Don Bosco Aujourd’hui”.
Fonte : Don Bosco Aujourd’hui