Il pellegrinaggio a Santiago de Compostela fa parte dei programmi di reinserimento sociale che, a partire dalla Pastorale carceraria, vengono promossi per aiutare e incoraggiare il cambiamento personale dei detenuti e, al tempo stesso, per risvegliare la solidarietà e l’accoglienza della società verso di loro.
Allo stesso modo, uno degli obiettivi dell’iniziativa era anche quello di incoraggiare i detenuti a godere della bellezza della natura e dell’aria aperta: scambiare, cioè, la routine e il tedio delle celle e delle mura di cemento con degli spazi aperti e liberi che favoriscano l’incontro con Dio e con se stessi. E insieme a questo, fare un appello alla società per normalizzare il “carcere in strada”, cercando di renderlo visibile nella società e, in questo modo, mettere al bando il rifiuto, lo stigma e i falsi miti esistenti sui detenuti.
Ogni gruppo è partito da punti diversi, secondo il percorso che ciascun centro di detenzione aveva scelto, avendo però il Monte del Gozo, alle porte di Santiago, come punto di incontro, da cui raggiungere poi insieme la cattedrale e meta finale del pellegrinaggio.
Il gruppo guidato da don González ha percorso il cosiddetto “Cammino Portoghese” lungo la costa atlantica, partendo da Vigo il 2 ottobre e terminando l’8 ottobre. Come l’anno scorso, si è trattato di un’esperienza estremamente positiva, nella quale i detenuti hanno potuto vivere un clima di sana convivenza, mettendo in gioco i valori dell’esercizio e della fatica, della solidarietà dell’incontro umano, la vita spirituale e il perdono… tutti elementi insiti del Cammino. Senza dimenticare, poi, i momenti di preghiera condivisa all’inizio della giornata e una breve, ma profonda riflessione alla fine della giornata.
“Uno dei momenti più emozionanti – racconta il salesiano – è stato quando i diversi gruppi stavano arrivando al Monte del Gozo. L’incontro, i saluti, i volti stanchi ma felici, le parole di incoraggiamento tra di loro... Un insieme di emozioni che ci ha fatto camminare, come un unico gruppo, verso Santiago de Compostela. Con i piedi stanchi, con i nodi alla gola, con la profonda sensazione di sentirsi liberi e accolti, e come mi ha detto in lacrime uno dei partecipanti: ‘Per la prima volta, ho realizzato l’obiettivo che mi ero prefissato’”.
E continua il salesiano: “Non meno commovente è stata la Messa del Pellegrino. Trovarsi a celebrare con così tante persone, e di così tante nazionalità diverse, ha segnato profondamente quel momento, impregnato dall’incenso dello spettacolare botafumeiro. Non possiamo dimenticare, e all’interno di questa celebrazione, l’offerta che abbiamo fatto all’Apostolo, nella quale abbiamo chiesto l’energia morale e spirituale per la redenzione personale, così come l’apertura della società alla dura realtà del carcere e il maggior coinvolgimento della società e dei poteri pubblici nei percorsi di reinserimento sociale e nell’attuazione di misure alternative alla privazione della libertà”.
E affinché il pellegrinaggio avesse una conclusione autentica, il gruppo di Jaén si è recato a Finisterre per contemplare lo spettacolare tramonto sull’oceano e riflettere in esso il tramonto di una vita passata destinata a lasciare il posto ad una vita nuova.
Conclude don González: “Davvero è stato ‘Un sogno per te’. Il mio si è realizzato. E dopo aver sperimentato l’affetto di coloro che mi hanno accompagnato, come Don Bosco, anch’egli attivo tra i carcerati, dico loro: ‘Siete dei ladri, mi avete rubato il cuore’”.
Fonte: Salesianos.info
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