Il religioso sostiene che l’attesa generata spieghi “la massiccia partecipazione a tutti i momenti in cui il Papa è stato presente, dall’accoglienza nel pomeriggio di martedì 31 gennaio all’aeroporto e in città, all’Eucaristia del giorno successivo, in cui le stime parlano di circa 2 milioni di partecipanti. E poi l’incontro con i giovani, che hanno riempito il maggiore stadio del Paese”.
“L’incontro del Papa con i consacrati - prosegue il missionario - è stato un incontro congiunto con i sacerdoti e i seminaristi del Paese. Il Papa ci ha incoraggiato ad andare avanti con audacia, sapendo che la situazione nel Paese è un’autentica sfida. Per poter resistere fedelmente, ha raccomandato una vita spirituale solida e la nostra volontà di non essere compiacenti, ma di essere al fianco dei più poveri e di alimentare la loro speranza guardando a Gesù Cristo”. I partecipanti sono stati migliaia anche in quell’occasione, tra vescovi, sacerdoti, diaconi, seminaristi, consacrati e consacrate. “È davvero un messaggio che merita di essere riletto e meditato per dare vita alle sue proposte per una vita radicalmente missionaria”.
Con riferimento alla situazione attuale in RD Congo, ha spiegato che “sappiamo tutti che il Paese sta attraversando da tempo tempi molto turbolenti. Il cardinale (Fridolin Ambongo Besungu, arcivescovo di Kinshasa, NdR) ha continuato a ripeterlo al Papa al termine della Messa di mercoledì. Ha parlato di conflitti armati, instabilità economica, tensioni sociali, e la realtà è che la povertà sta crescendo, sia nelle aree rurali, sia in quelle urbane. Il potere d'acquisto delle famiglie sta crollando e il problema del banditismo è divenuto preoccupante in molti luoghi. In ogni caso, viviamo nella speranza che tutte queste situazioni dolorose possano lasciare il posto a una società più giusta e solidale”.
Sulla possibilità di cambiare la società, da buon Figlio di Don Bosco, don Jiménez fa appello all’educazione, affermando che “se le nuove generazioni di congolesi riusciranno, attraverso processi educativi ben pianificati, ad uscire dalla tendenza alla corruzione e al racket, potremo sperare in un Congo diverso. Saranno loro, i giovani, a staccarsi dai comportamenti che stanno portando la nostra società alla distruzione, a invertire la rotta e a far sì che tornino a valere nel nostro mondo valori come la fraternità, l’onestà e la solidarietà”.
Infine, il Superiore di ACC sottolinea l’importanza della fede nella vita quotidiana e nella sua Congregazione: “La fede è il punto di partenza di tutto ciò che viviamo e facciamo. La ragione della nostra missione è la risposta di fede all’invito di Dio a collaborare con lui. Questa è la missione. La nostra Congregazione salesiana si sta evolvendo con grande serenità e ottimismo, soprattutto in zone come la nostra, dove io vivo ora, perché qui, grazie a Dio, c’è una crescita vocazionale molto incoraggiante. Ogni anno parecchi giovani congolesi bussano alle nostre porte per impegnare le loro energie in questa causa e le nostre comunità hanno parecchi confratelli giovani”.
Fonte: COPE