Alla cerimonia hanno preso parte circa 100 ospiti, tra cui anche il Nunzio Apostolico in Ungheria, Mons. Michael Wallace Banach; Shlomo Köves, Rabbino Capo dell’Associazione delle Comunità Ebraiche Ungheresi (EMIH); gli Ambasciatori di Svizzera, Svezia e Polonia in Ungheria; membri della Famiglia Salesiana in Ungheria, tra cui un Exallievo parlamentare; e alcuni altri membri del Parlamento Nazionale.
La figura di don Kiss, Direttore salesiano di Óbuda negli anni dal 1940 al 1946, è stata presentata dall’Ispettore ed ex Direttore di Óbuda, don Béla Ábahám, dalla storica e museologa dott.ssa Judit B. Varga, e dall’Ispettore, don János Andrásfalvy.
Nel suo discorso di benvenuto, il Vice Primo Ministro Zsolt Semjén ha sottolineato che l'Olocausto ha mostrato non solo la cruda realtà del male più sfrenato, ma anche la forza della grandezza umana. “Dobbiamo ricordare tutti coloro che, da cristiani, hanno rischiato la vita per salvare altre persone”. Quindi ha aggiunto che la memoria dell'Olocausto non è semplicemente un ricordo dell’atto più insensato e terribile della storia del XX secolo e dell'umanità, ma un punto di riferimento che definisce ancora oggi l'identità dei popoli europei; e ha invitato le comunità cristiana ed ebraica a rinsaldare i loro rapporti, perché “dobbiamo assicurarci che una tragedia come l’Olocausto non avvenga mai più”.
Poi l’ambasciatore israeliano Yakov Hadas-Handelsman ha ricordato che la medaglia dei Giusti tra le Nazioni è la più alta espressione di gratitudine del popolo ebraico e dello Stato di Israele per l’umanità e il coraggio dei non ebrei che hanno rischiato la vita per salvare gli Ebrei. “Don Mihály Kiss merita davvero questo riconoscimento per il suo straordinario coraggio nell’aiutare i minori ebrei, nascondendoli dai loro persecutori nella cappella dell’opera salesiana di Óbuda, a rischio della sua stessa vita”, ha quindi aggiunto, osservando poi che il fatto che Mihály Kiss fosse un sacerdote cattolico rende le sue azioni a favore degli Ebrei ancora più significative.
Da parte sua l’Ispettore di UNG ha sottolineato che la vita di don Kiss è un esempio particolarmente importante per i salesiani ungheresi, e ha ricordato che egli, in qualità di Direttore di Óbuda, dall’ottobre 1944, durante il governo fascista della Croce Frecciata, accolse nell’opera diverse persone di origine ebraica, salvando loro la vita. Mentre questi minori si dirigevano verso il punto di raccolta presso una vicina fornace, molti di loro si “infilavano” di nascosto nella cappella, che era sempre aperta. Ma quando le truppe della Croce Frecciata lo scoprirono, fecero irruzione nell’opera, trascinarono via i bambini che vi trovarono e li massacrarono nel Danubio.
Anche don Kiss, con i suoi confratelli, fu prelevato e ripetutamente picchiato e torturato, cosa che probabilmente contribuì alla morte precoce del salesiano. A quanto ha testimoniato don Andrásfalvy, infatti, don Kiss è già il terzo salesiano ungherese a ricevere il Premio di “Giusto tra le Nazioni”.
Prima di concludere l’evento, don Ábrahám ha brevemente richiamato il profilo biografico di don Kiss: egli nacque il 7 settembre 1891 a Győrszentmárton. Nel 1906 entrò tra i Salesiani di Don Bosco come novizio, svolgendo il suo noviziato a Lombriasco ed emettendo la prima professione il 28 settembre 1907; la professione perpetua la pronunciò a Foglizzo il 19 luglio del 1913 e venne ordinato sacerdote a Cracovia il 29 giugno 1916.
Servì come Direttore presso la casa Rákospalota, poi divenne Direttore della scuola di Nyergesújfalu e, dal 1940, fu alla guida della casa si Óbuda. Il suo diario, tenuto dall’autunno 1944 all’inizio del 1945, è un’importante memoria che mostra la grandezza del suo autore e contiene descrizioni toccanti degli orrori della guerra e delle atrocità della Croce Frecciata in Ungheria.
Don Ábrahám ha infine ricordato che la presenza salesiana venne ufficialmente sciolta sotto il successivo regime comunista, ma i suoi documenti, tra cui il diario di don Kiss, finirono fortunosamente negli archivi, dove nessuno osò toccarli durante i decenni del comunismo, prima di essere restituiti ai Salesiani al crollo del regime.
Fonte: NeoKohn
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