Tutto comincia da Don Bosco naturalmente e poi passa per gli Stati Uniti, un luogo significativo per don Costa, che allo stile giornalistico americano si affeziona moltissimo negli anni in cui studia e lavora in America. Anni che gli permettono una analisi delle radici della cattolicità americana, ma anche dello sguardo verso il futuro.
Una delle caratteristiche della raccolta di articoli è vedere quante diverse testate giornalistiche abbiano ospitato gli articoli di don Costa. Osservatore Romano e Avvenire sono prevedibili in qualche modo, ma ci sono anche La Discussione, Il Popolo, La Sicilia. Ecco La Sicilia non è solo un giornale per cui scrivere ma è la radice del suo essere. Perché Giuseppe Costa è un siciliano “doc”, uno di quelli per cui la Sicilia non è solo un luogo dove si nasce, ma una condizione per l’esistenza.
Don Costa racconta una Sicilia antica che ritrova se stessa nella storia e nella letteratura, come nell’arte da Jean Houel a Leonardo Sciascia, fino a quei santuari meno conosciuti che riportano alla storia normanna dell’isola.
Ma le due grandi passioni di Giuseppe Costa sono chiare: i giovani e i mass media. Salesiano fino in fondo anche in questo.
E così la raccolta di articoli dedicati ai giovani racconta lo sviluppo della realtà giovanile fin dalle prime esperienze giovanili di matrice cattolica in Italia e arriva ai grandi eventi mondiali voluto da Giovanni Paolo II. E oltre. Perché don Costa da educatore pensa ad un valore specifico che è quello della pace, da poter forse insegnare a scuola.
Di grande attualità sono i testi dedicati ai media. Dalle riflessioni sulla tendenza a privilegiare l’intrattenimento a discapito dell'informazione, alla lettura di Walter Lippmann sulla formazione della opinione pubblica, o si potrebbe dire “pubblicata”. Testi di venti anni fa, quando ancora nessuno metteva in discussione l’“informazione spettacolo” che ha deteriorato il mondo mediatico in modo forse irreversibile.
Un mondo che don Costa ha attraversato in lungo e in largo come racconta nei suoi articoli sui viaggi dal Madagascar alla Patagonia, un po’ reali, un po’ letterari. Fino alla riflessione sulla nascita del “week-end”: “Trovarsi incolonnati per chilometri al mattino e ripetere la stessa operazione alla sera è un gesto che sa più di alienazione sociale che di libera scelta”. Tra le pagine di questa raccolta si possono trovare profili di personaggi vaticani, recensioni letterarie, riflessioni sulla società e tanto altro, ma soprattutto la capacità del giornalista di razza di raccontare tutto in uno spazio breve, saper dire le cose senza dilungarsi in dossieraggi, il rischio che corriamo noi giornalisti del web. Avere solo un certo numero di “battute” era un grande beneficio.
Il libro diventa così una vera scuola di giornalismo per i più giovani e un “pro memoria” per quelli con più anni.
Fonte: AciStampa