Solo nei primi sei mesi di pandemia “Salesian Missions” ha sostenuto 13 progetti, destinandovi complessivamente 1,450 milioni di dollari, e beneficiando in totale circa 8.000 famiglie in 11 Paesi; mentre altri progetti, come quello sostenuto in collaborazione con l’Agenzia Statunitense per il Sostegno allo Sviluppo in Italia – e relativo alla fornitura di dispositivi tecnologici per la Didattica a Distanza alle famiglie bisognose – sono avvenuti l’anno successivo.
“La maggior parte di questi progetti erano misure temporanee volte ad alleviare le sofferenze dei membri più vulnerabili delle comunità – ha spiegato don Gus Baek, Direttore di “Salesian Missions” –. La maggior parte dei fondi sono andati ad aiutare bambini, ragazzi e giovani, seguiti da quanti erano malati. Là dove lavorano i salesiani conoscono bene i bisogni locali e sanno cosa è più necessario: di conseguenza, le nostre iniziative primarie sono state cibo e dispositivi igienico-sanitari per assicurare che le famiglie avessero abbastanza da mangiare e stessero prendendo le giuste contromisure nei confronti di Covid-19”.
Solo per fare qualche esempio:
In Burundi è stata avviata una campagna di sensibilizzazione sui pericoli del contagio e sono stati fornite e installate stazioni per il lavaggio delle mani che hanno beneficiato direttamente circa 1.500 persone della comunità educativa e indirettamente oltre 67mila persone.
In Camerun un simile progetto per la cura dell’igiene nei centri educativi salesiani ha salvaguardato oltre 1.100 persone della comunità educativa e 4.500 parrocchiani.
In Eswatini oltre 100 famiglie che gravitano attorno al centro giovanile salesiano di Manzini hanno ricevuto aiuto alimentare.
Variegata la risposta in India, uno dei Paesi maggiormente colpiti dalla pandemia: nello Stato di Goa sono state sostenute oltre 3.700 famiglie, con aiuti alimentari e dispositivi di protezione; nell’Ispettoria di Chennai i progetti hanno aiutato oltre 250 famiglie, con aiuti anche in denaro; mentre in quella di Shillong a beneficiare degli aiuti materiali sono state quasi 5.000 persone, senza contare quelle salvaguardate da Covid-19 grazie alle campagne informative e (circa 1.000), quanti hanno ricevuto formazione al lavoro per riottenere un reddito durante il lockdown (altre 50 persone), e i ragazzi beneficiati dalle borse di studio in tempi di chiusura delle scuole (altri 30).
Più di 2.000 famiglie sono state beneficiate dagli aiuti di “Salesian Missions” nel campo per rifugiati di Kakuma, in Kenya.
Altrettante sono state quelle aiutate in Perù, dove le donazioni salesiane hanno aiutato anche a salvare 720 persone colpite da Covid-19.
Nel campo per rifugiati di Gumbo, in Sudan del Sud, invece, le famiglie che hanno ricevuto sostegno alimentare sono state 275, con un focus speciale per quelle con anziani e disabili. Mentre dei dispositivi igienico sanitari dislocati nel campo si sono avvantaggiate almeno 10mila persone.
Infine, in Sudafrica hanno ricevuto aiuti 650 famiglie; nel Lesotho 200 famiglie; in Togo circa 500 persone; in Sri Lanka 60 bambini e ragazzi.
Fonte: Mission Newswire