Brasil – Mons. Antônio de Assis Ribeiro, SDB, “Io credo che la passione per Gesù…è di andare incontro a chi ha più bisogno di noi”

(ANS – Belén) – Abbiamo iniziato il mese di ottobre, “Mese Missionario Straordinario”, come ha desiderato Papa Francesco. Un mese che ricorda i 100 anni della Lettera Apostolica “Maximum Illud”, di Benedetto XV, sulla propagazione della fede cattolica nel mondo intero. Un mese nel quale si svolgerà dal 6 al 27 ottobre l’Assemblea Speciale del Sinodo dei Vescovi per la regione Panamazzonica, sul tema “Amazzonia: Nuovi cammini per la Chiesa e per una Ecologia Integrale”. Tra i partecipanti salesiani ci sarà mons. Antônio de Assis Ribeiro, SDB, vescovo ausiliare di Belén do Pará. In una intervista ci racconta la sua visione e la sua passione missionaria.

 

Mons. Antônio, cosa dinamizza e dà movimento alla passione evangelica per annunciare il Vangelo?

Abbiamo grandi fonti che dinamizzano la nostra vita e il nostro lavoro pastorale. Siamo indubbiamente mossi dalla passione evangelica, perché abbiamo Gesù come nostro maestro e che dobbiamo annunciare. Certamente dà movimento a questo lavoro la Dottrina Sociale della Chiesa e i Diritti Umani e come salesiani abbiamo un carisma che ci avvicina ai poveri, ai bisognosi e in maniera speciale ai giovani.

 

Possiamo parlare di evangelizzazione e promozione umana?

La Chiesa non può pensare alla Evangelizzazione senza la promozione umana. Non possiamo parlare dell’amore a Dio senza parlare dell’amore al prossimo. Pertanto, la promozione umana è un elemento fondamentale per l’annuncio del Vangelo.

Può parlarci del suo lavoro Pastorale?

L’Arcidiocesi di Belén do Pará ha circa due milioni di persone, abbiamo 90 parrocchie, cinque aree missionarie, e abbiamo grandi sfide. È una popolazione che cresce disordinatamente. La Chiesa deve avere una enorme creatività pastorale per stare con la gente e accompagnare la vita delle persone che vivono in povertà estrema, violenza, tossicodipendenza, ecc.

Qual è la situazione dei giovani dell’Amazzonia?

La situazione giovanile in Amazzonia è molto complessa e diversa. Lavoriamo con giovani “indigeni” di diverse etnie e ognuno con una cultura diversa. Abbiamo i giovani “rivereños” che vivono ai margini dei fiumi e che soffrono dei problemi urbani. Abbiamo i giovani “negros” che vivono nelle città e che la grande maggioranza è povera. Con ognuno di questi gruppi abbiamo la sfida della promozione umana, però la sfida più grande è accompagnarli nella vita spirituale e per loro sono necessari tempo e creatività…Io credo che la passione per Gesù e la passione del missionario è quella di andare incontro a chi ha più bisogno di noi.

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