“In questa partenza sinodale, nell’aula si sentiva il clima positivo, costruttivo e il clima di discernimento spirituale, ispirato dai primi discorsi pronunciati e soprattutto dall’omelia del Santo Padre e dal suo discorso iniziale che ci hanno proprio scaldato il cuore” ha affermato don Sala.
“Dalle parole inaugurali di Papa Francesco è emerso che la parola ascolto è davvero centrale in questo Sinodo. Il Papa ha parlato metaforicamente della situazione di chi è in debito di ossigeno, ricordando che la Chiesa è oggi ‘in debito di ascolto’. È un’immagine molto interessante che è frutto dei due anni di lavoro e, appunto, ascolto della fase preparatoria del Sinodo” ha inoltre commentato.
Prosegue il salesiano: “Ci siamo accorti che la Chiesa fa fatica ad ascoltare, parla un po’ troppo e ascolta un po’ troppo poco. Questo vuol dire che è necessaria davvero una conversione spirituale, prima di tutto. E direi anche che la radice più profonda di questa mancanza di ascolto nei confronti dei giovani è probabilmente anche una mancanza di ascolto verso Dio. Noi parliamo molto di Dio, ma forse parliamo poco con Dio. E questa è una mancanza di credibilità. Quando parliamo di Dio, senza aver prima parlato con Dio, non siamo molto credibili”.
“Un rischio sottolineato dal Papa all’inizio del Sinodo – aggiunge don Sala – è quello di parlare dei giovani a partire da categorie e schemi mentali superati. In genere quando pensiamo ai giovani, il cliché che abbiamo in mente è quello dei giovani del ‘68: i giovani che vogliono sfondare, i giovani che vogliono criticare… Invece l’esperienza fatta durante la riunione pre-sinodale di marzo è quella di un gruppo di giovani che, in punta dei piedi, ha voluto con grande rispetto e sensibilità mettere tanti punti al centro dell’agenda ecclesiale, punti tutti recepiti nell’Instrumentum laboris. Ciò significa che i giovani vanno ascoltati per quello che sono oggi. Ogni generazione giovanile ha il suo apporto da dare”.
“Certamente – spiega don Sala – la generazione attuale è piuttosto fragile: è una generazione in ricerca, ed è una generazione che cerca delle alleanze intergenerazionali con gli adulti. Potrei dire in sintesi che è una generazione in cerca di riconciliazione, perché è molto frammentata, molto bombardata da mille sollecitazioni. Quindi, questa fragilità si vede proprio nella richiesta di aiuto. Questo è il grande tema dell’accompagnamento che è emerso molto al pre-sinodo: i giovani chiedono accompagnamento”.
Infine, don Sala spiega il valore del discernimento che il Papa ha chiesto di praticare in maniera speciale ai padri sinodali: “Nel suo saluto iniziale Papa Francesco ha introdotto una modifica procedurale, stabilendo che, durante i lavori dell’Assemblea, ogni cinque interventi ci siano tre minuti di silenzio e la considero una scelta molto coraggiosa e profetica. È la prima volta che si attua, vedremo come i padri sinodali la vivranno, ma certamente non è un tempo per tirare il fiato ma per andare in profondità”.
“È la chiarificazione che il metodo di lavoro del discernimento è una metodologia spirituale. Non è semplicemente una tecnica, ma è un evento spirituale” aggiunge il Segretario speciale del Sinodo dei giovani.
“Il silenzio è assolutamente necessario per far risuonare nel nostro cuore le parole che abbia ascoltato – conclude infine don Sala –. E una delle cose più interessanti che hanno espresso i giovani consultati nei due anni della fase pre-sinodale è la grande ‘sete’ di silenzio, di contemplazione, per ritrovare degli spazi che permettano di uscire da un bombardamento mediatico che non permette più di pensare e andare in profondità… Il Papa ha voluto inserirlo per dirci che il silenzio è necessario. Le pause sono necessarie nella musica per gustare il suono. È una necessità una radicale. Il Sinodo è un processo di discernimento spirituale in cui il silenzio, la contemplazione diventano la condizione di possibilità per l’ascolto e la presa in carico di quello che si dirà. Altrimenti le parole passano, non entrano nel nostro cuore”.
Fonte: Vatican News