Gli indigeni sono quelle persone che “non hanno accesso ai media, non possono incoraggiare l’uso della propria lingua o divulgare la loro storia e cultura… Subiscono lo sfruttamento dalla società dominante e la situazione di secondarietà nella quale sono stati mantenuti per secoli”. Questa la radiografia del mondo indigeno corrente realizzata dal prof. José Ros Izquierdo, dalla Bolivia.
Attualmente gli studi evidenziano come i popoli indigeni siano presenti in tutti i continenti, circa 370 milioni di persone, oltre il 5% della popolazione mondiale; ciononostante risultano tra i più svantaggiati e vulnerabili e rappresentano il 15% dei più poveri.
La Chiesa, Papa Francesco, conosce da vicino la situazione di oppressione e miseria sperimentate da molti popoli indigeni. Per questo motivo nel documento di preparazione del Sinodo pan-amazzonico del 2019 viene affermato: “La Chiesa dal volto amazzonico deve ricercare un modello di sviluppo alternativo, integrale e solidale, fondato su un’etica attenta alla responsabilità per un’autentica ecologia naturale e umana… Ascoltare i popoli indigeni e tutte le comunità che vivono in Amazzonia… è di vitale importanza per la Chiesa universale”.
Il progetto di evangelizzazione ad gentes per la Patagonia, tra i popoli indigeni, “al di là dell’intuizione dei suoi sogni… aveva come obiettivo avvicinarli per catechizzarli e, se possibile, fondare colonie… Don Bosco cercò di fondare ospedali, scuole, conventi e case di educazione” ha scritto María A. Nicoletti.
Educare ed evangelizzare gli indigeni era la preoccupazione di Don Bosco, ed è la stessa preoccupazione dei Salesiani di oggi che lavorano tra gli indigeni. Se lavorassimo tutti con questi ideali, la data odierna sarebbe un omaggio ai popoli indigeni.