Nel 1880, il Governatore della Provincia di Tucumán, Miguel M. Nougués, rimasto colpito dall’opera salesiana conosciuta in un viaggio a Montevideo, si confrontò con l’Ispettore perché venisse aperta una casa a Tucumán. Gli fu detto che era impossibile. Tuttavia, dopo diversi anni, i primi salesiani raggiungevano Tucumán: si tratta di don Lorenzo Massa, don Federico Della Vedova, il tirocinante Luis Portella e i salesiani coadiutori Eustacio Vaquero, Saturnino Eugui e Juan Sassano, che ricevettero in dono da un sacerdote, padre Zavaleta, il “Convitto di Arti e Mestieri General Belgrano”. Si legge nelle cronache dell’epoca: “Regna nella casa la più grande povertà e non è in condizioni perché in essa si faccia una scuola salesiana. Solamente, porta il nome di ‘Arti e Mestieri’, dato che consiste di un laboratorio di scope e uno, molto rudimentale, di falegnameria. Vi abitano 30 orfani”. Tali erano gli inizi.
Il convitto venne a chiamarsi “Istituto Salesiano General Belgrano di Arti e Mestieri” e il 25 aprile, dopo appena due mesi, vennero inaugurati i nuovi laboratori. Si realizzò un grande evento, a cui parteciparono il Governatore della provincia e l’Ispettore dei Salesiani, don José Vespignani. A quel punto l’istituto contava 35 internisti-artigiani; circa 120 apprendisti esterni, suddivisi in cinque gradi; e circa 200 bambini che frequentavano l’oratorio.
100 anni dopo, l’opera salesiana di Tucumán continua ad essere un’opera molto significativa. “Da allora in avanti, l’opera salesiana a Tucumán ha continuato a crescere. Generazioni di bambini e adolescenti sono state educate nelle loro scuole. Lo stile di vita di questi sacerdoti, dall’atteggiamento amichevole con i giovani e con una vera vocazione di servizio, ha dato loro un’enorme popolarità e la sua influenza a Tucumán è stata d’importanza incalcolabile”.