Quali esperienze hanno segnato questi anni di missione?
Indubbiamente, “l’esperienza” che mi ha segnato e mi commuove ogni giorno è la vicinanza di Gesù Cristo, che mi ha dato la grazia della vocazione missionaria e che è sempre presente sul mio cammino… Credo di aver vissuto con intensità la vicinanza al popolo africano nei diversi ambienti sociali, politici, culturali e religiosi in cui la missione mi ha portato.
Cosa motiva il tuo amore per l’Africa?
Nella concretezza di questa vicinanza, i miei fratelli africani mi hanno dato tutto e continuano ad “evangelizzarmi”. Migliaia e migliaia di bambini e giovani che amano la vita, che sono fedeli e ti rendono felice; ma tra loro, molti soffrono, sono carenti di tutto, con davanti a sé un futuro tetro al quale non è facile rispondere. I Salesiani devono restare sempre con questi giovani africani: se lo meritano. La povertà che soffre ingiustamente l’Africa… Anche in Costa d’Avorio ho scoperto e vissuto cos’è la guerra, la sofferenza di innocenti uccisi, feriti, sfollati e rifugiati che hanno perso tutto e che restano segnati per sempre.
Cos'è che ti dà entusiasmo e l’ottimismo per andare avanti?
Penso che sia sentire profondamente la “vocazione missionaria”, dato che sono stato “mandato” dal Signore a lavorare nel suo campo, come semplice operaio: non ho “qualifiche speciali” per essere un missionario, ma Gesù stesso s’incarica di supplire ai miei limiti. Credo e sento che lo Spirito opera e mi dà la forza. La verità è che mi sento a mio agio come lavoratore nel campo del Signore.
In quali luoghi hai lavorato?
Ho avuto la fortuna di vivere la missione sia in ambienti rurali, sia urbani: Costa d’Avorio, Burkina Faso, Mali e ora Guinea Conakry, e ovunque mi sono sentito accolto nella casa di tutti, da parte di chi mi ha formato, ha messo in discussione la mia vita, il mio lavoro, il mio andare avanti. In ogni caso, quello che riassume tutto ciò che mi fa andare avanti è Cristo Signore, che ogni giorno mi dà gioia e pace. “La missione continua” è il mio motto.