Vaticano – Riconosciuta l’offerta della vita del Servo di Dio Salvo D’Acquisto, ex-allievo salesiano

26 Febbraio 2025

(ANS – Città del Vaticano) – Lunedì 24 febbraio 2025, nel corso dell’udienza concessa a al Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato, e a Mons. Edgar Peña Parra, Sostituto per gli Affari Generali, il Santo Padre Francesco ha autorizzato il Dicastero delle Cause dei Santi a promulgare i Decreti riguardanti:

- l’offerta della vita del Servo di Dio Salvo D’Acquisto, fedele laico, nato a Napoli il 15 ottobre 1920 e morto a Palidoro (Italia) il 23 settembre 1943.

Salvo D’Acquisto, nato a Napoli il 17 ottobre 1920, primo di cinque figli, cresciuto in un ambiente di sana famiglia, viene presto a contatto con lo spirito salesiano: frequenta, infatti, presso le Figlie di Maria Ausiliatrice di Napoli-Vomero la scuola materna. Poi passa all’istituto salesiano dello stesso rione, dove frequenta prima la IV elementare e quindi, nel 1933-34, la I ginnasiale che corrisponde all’attuale media.

Era un temperamento generoso e riflessivo, frutto di una educazione familiare sana che puntava sul lavoro e sull’onestà. Tale educazione lo rende disponibile verso gli altri in casa, così come nella scuola. A 14 anni è un ragazzo, “riservato, prudente, riflessivo”. Famiglia e ambiente salesiano sono le due dimensioni che, maturate poi nell’Arma dei Carabinieri, forgiano nel giovane Salvo un carattere che si dimostrerà ben presto adulto e preparato al sacrificio.

A 18 anni entra nell’Arma dei carabinieri. Tra il ‘40 e il ‘42 viene inviato in Libia, dove dimostra schiettamente le sue convinzioni, sia per la rettitudine morale, sia per i gesti con cui la accompagna – il segno della croce in pubblico o la recita del Rosario. Diventato vicebrigadiere viene destinato alla stazione di Torrimpietra. Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, in un contesto pieno di confusione, a seguito dei combattimenti alle porte di Roma, un reparto delle SS si rifugia in una ex caserma della Guardia di Finanza abbandonata, nei pressi della Torre di Palidoro, nel territorio di giurisdizione della stazione dei Carabinieri di Torrimpietra.

È la sera del 22 settembre 1943: durante un’imprudente ispezione alle casse di munizioni abbandonate nei locali della ex caserma, alcuni soldati tedeschi vengono investiti da un’esplosione: ci sono morti e feriti. La reazione dei tedeschi non si fa attendere: la mattina seguente il comandante del reparto tedesco, si reca nella stazione dei Carabinieri per essere informato sui responsabili dell’accaduto.

Assente il comandante, Salvo D’Acquisto cerca di spiegare ai tedeschi che il fatto è accaduto accidentalmente. Inutilmente perché il militare tedesco non intende capire che si è trattato di un incidente, ma interpreta l’episodio fortuito come un attentato da parte degli abitanti del luogo. Vengono rastrellati 22 inermi e innocenti cittadini di Torrimpietra e caricati su di un autocarro e trasportati ai piedi della Torre di Palidoro per essere fucilati dopo essere stati obbligati a scavarsi la fossa comune con vanghe, badili o solo con le mani.

Quando è ormai tutto pronto per la fucilazione e i 22 uomini, seppur disperati, si sono rassegnati al terribile destino, il vicebrigadiere tratta con l’ufficiale tedesco e poco dopo vengono tutti rilasciati. Tutti… tranne lui, Salvo D’Acquisto, che si autoaccusa come unico responsabile dell’accaduto, offrendosi in cambio della liberazione di tutti gli altri.

Il carabiniere 23enne viene fucilato all’istante, mentre gli ostaggi riescono ad avere salva la vita.

Una decisione, è stato riconosciuto nel decreto che definisce “venerabile” Salvo D’Acquisto, non dettata da “un semplice atto di solidarietà civica e di filantropia laica”, bensì inserita “in uno stile di vita consapevolmente e coerentemente cristiano”. 

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