Cosa c’è di nuovo in questo documento?
Il nuovo documento presenta una visione rinnovata delle missioni salesiane. Nuove domande hanno portato a nuove riflessioni missiologiche, che hanno portato a nuove prospettive. Il contesto ecclesiale e socio-culturale odierno è totalmente diverso da quelli della Prima Spedizione Missionaria Salesiana in Argentina nel 1875, della Spedizione Missionaria in Asia nel 1906 o del Progetto Africa del 1980.
Il Rettor Maggiore, il suo Consiglio e lei stesso, cosa aspettate da questi nuovi orientamenti operativi?
Questo documento ha il triplice scopo di motivare i salesiani a rispondere all’invito missionario del Rettor Maggiore, di migliorare i processi di discernimento, di formazione e di inserimento, e di armonizzare gli orientamenti operativi precedenti che sono attuali nel nostro attuale contesto.
Cosa l’ha portata a coniare la nuova espressione “esperienza missionaria”?
La vocazione missionaria è un dono radicale e completo di sé che, per sua natura, implica una disponibilità totale e senza limiti di tempo. Di conseguenza, non può esistere un missionario “ad tempus”. Per sua stessa natura la vocazione missionaria è “ad vitam” (per la vita).
Tuttavia, la nostra Congregazione permette ai suoi membri di offrirsi di lavorare temporaneamente in un’altra Ispettoria, magari per rispondere ad un bisogno specifico o urgente. E si tratta di un’esperienza positiva per molte Ispettorie. Così, per non confondere questa realtà con la vocazione missionaria, si è ritenuto opportuno chiamarla “esperienza missionaria” e non più fare riferimento a “missionari ad tempus”. Questa esperienza può durare alcuni anni, ma non può essere più lunga di un totale di dieci anni.
Perché realizzare un’altra serie di linee guida ad appena 8 anni da “Formazione Missionaria dei Salesiani”, realizzato congiuntamente con il Dicastero per la Formazione?
“La formazione missionaria dei salesiani” è ancora una guida validissima, che indica “contenuti da enfatizzare”, “atteggiamenti da favorire” ed “esperienze da incoraggiare” per assicurare la formazione missionaria di ogni salesiano. Questo nuovo documento, invece, presenta una rinnovata comprensione della vocazione missionaria salesiana, un rinnovato profilo del missionario salesiano, la distinzione e il rapporto tra “spirito missionario salesiano” e “vocazione missionaria salesiana”.
Chi è coinvolto da questi nuovi “orientamenti operativi”?
Gli “orientamenti operativi” sono una presentazione armonica delle diverse direttive emanate negli ultimi 30 anni, e di alcune novità. Ecco alcuni esempi:
- Il Superiore che chiede dei missionari è tenuto a presentare al Rettor Maggiore e al suo Consiglio un progetto missionario concreto. L’approvazione del progetto sarà la condizione per l’invio di missionari in quella Ispettoria o Visitatoria.
- L’Ispettoria che accoglie missionari deve presentare al Consigliere per le Missioni il “Piano di Accoglienza e Integrazione” per i nuovi missionari.
- Tutte le Ispettorie che accolgono missionari sono tenute a garantire che i nuovi arrivati seguano un corso formale di lingua per almeno 6 mesi, che può essere esteso se il nuovo missionario ne ha bisogno.
Il testo completo del documento è disponibile su questa pagina del sito sdb.org.
Fonte: AustraLasia
