La Comunità salesiana conta di costruire scuole primarie e secondarie, centri di formazione professionale e, soprattutto, offrire consolazione, con la fede e la speranza a tutti i rifugiati. Il giorno della festa un catechista ha manifestato tutta la sua gioia per la notizia della nuova presenza salesiana e ha raccontato: “erano 6 anni che non potevo partecipare ad una celebrazione eucaristica”.
Don Lazar Arasu, SDB, pioniere della presenza tra i rifugiati e presente nel campo già da alcuni mesi, ha preparato l’avvio della nuova presenza salesiana nel campo e soprattutto in mezzo ai giovani rifugiati; per prendersi cura dei bambini, inoltre, è stata iniziata l’opera di costruzione di due cappelle e tre scuole materne.
I cristiani sono grati per la presenza dei missionari salesiani e in particolare per la presenza del neo-sacerdote don Papi Reddy Gade, SDB, missionario originario dell’India.
I cattolici hanno compiuto un gesto di generosità donando sei grandi appezzamenti di terreno per la costruzione di cappelle e opere educative per bambini e giovani. E va ricordato che anche la piccola abitazione in cui alloggiano don Arasu e gli altri missionari venne realizzata dai rifugiati del campo.
E quanto all’alimentazione, prosegue don Lasarte: “non sono i Salesiani che distribuiscono cibo, sono gli stessi rifugiati che sostengono i Salesiani e offrono un po’ del loro cibo ai nuovi amici e pastori”.
Nel campo sono accolte 42.000 persone e ogni settimana arrivano in media 300 nuovi profughi dal Sudan del Sud. Molti altri, circa 1.200.000 persone – soprattutto donne, bambini e giovani – vengono accolti in altri campi.
Alle 17:00 i funzionari delle agenzie umanitarie e delle ONG che offrono aiuto a tutta la popolazione lasciano il campo profughi per tornare dopo una dura giornata ai loro alloggi, in una città vicina. I Salesiani rimangono nel campo per rifugiati, in mezzo alla gente.