Augusta è stata una vittima indiretta del coronavirus. La paura di infettarsi in ospedale l’ha portata a smettere di assumere i farmaci retrovirali per la sua malattia. La sua salute è peggiorata negli ultimi mesi fino alla morte. Il suo sorriso però non è mai svanito e centinaia di messaggi e foto le hanno ricordato sulle reti sociali, ringraziandola per il suo impegno nel programma “Don Bosco Fambul” per il recupero delle minori in situazioni di prostituzione.
Rimasta orfana fin da piccola, le sue sofferenze iniziarono quando un parente decise di farsi carico di lei. La costringeva a vendere cibo per strada e se non guadagnava abbastanza la picchiava. Di fronte a questa situazione decise di scappare di casa e iniziò a sopravvivere per strada. È stata sfruttata e abusata, picchiata e derubata, e alla fine si è anche ammalata.
A 16 anni la sua vita è cambiata quando un missionario salesiano le si avvicinò e le offrì una via d’uscita dalla strada e dallo sfruttamento. Tornò a scuola, concluse le scuole secondarie, discipline alberghiere, fece uno stage in un ristorante, “e ha sempre voluto essere lei a pagare i suoi studi”, ricorda don Jorge Crisafulli, SDB, Direttore dell’opera “Don Bosco Fambul” di Freetown.
Quando nel 2016 venne avviato il programma Girls Os+ (Un rifugio per le ragazze) per salvare dalla strada le minorenni che si prostituiscono, Augusta era già una storia di successo e iniziò a dare lezioni di cucina alle ragazze che avevano vissuto la sua stessa situazione. Fu tra le protagoniste del documentario “Love”, che racconta la loro condizione.
Nel 2018 partecipò alla 38ª Sessione dei Diritti Umani delle Nazioni Unite e offrì la sua testimonianza in un messaggio registrato.
A 2019 Augusta subì un’ulteriore discriminazione come donna, giovane e povera, quando le autorità le rifiutarono il visto per recarsi in Europa per partecipare a vari eventi nelle istituzioni europee. La ragione addotte dalla burocrazia, nonostante le lettere d’invito ufficiali, era che sarebbe potuta rimanere in Europa come migrante irregolare. Tuttavia, l’intermediazione del Consolato spagnolo ad Abidjan risolse la situazione.
Grazie alla Procura Missionaria Salesiana di Madrid, “Misiones Salesianas” e al Don Bosco International (DBI), in due settimane partecipò così a diversi incontri, commuovendo tutti coloro che ascoltarono la sua testimonianza. A Bruxelles venne ricevuta dall’allora Presidente del Parlamento Europeo, on. Antonio Tajani, e partecipò con l’ormai cardinale Michael Czerny ad una riunione della COMECE (Commissione delle conferenze episcopali della Comunità Europea) sull’Azione della Chiesa Cattolica contro la Tratta di Esseri Umani.
A Malta partecipò all’evento europeo Lost in Migration, con il documentario “Love” e la tavola rotonda sulla Protezione dei Minori sulla Via della Migrazione: Origine, Transito e Accoglienza. Inoltre, venne ricevuta al Palazzo del Gran Maestro a La Valletta dall’allora presidente del Paese, Marie-Louise Coleiro Pricaff, che le ha dato il suo numero di telefono personale e le disse: “Adesso ho una figlia in Sierra Leone”.
È stata la persona della Sierra Leone che ha visitato più istituzioni europee.
A Roma, grazie all’interesse personale della giornalista di Vatican News Patricia Ynestroza, Augusta ebbe l’opportunità di partecipare ad un’udienza con Papa Francesco in Piazza San Pietro. Per dirla con le parole del giovane sierraleonese: “È stato il giorno più felice della mia vita”. Al Papa consegnò le testimonianze delle ragazze di “Don Bosco Fambul” che vogliono uscire dalla prostituzione e chiese la sua benedizione per tutte loro. Papa Francesco, con grande empatia, sentendo che era una cuoca, le chiese se cucinava bene.
A Torino ha avuto l’opportunità di incontrare il Rettor Maggiore dei Salesiani, Don Ángel Fernández Artime. Nella Basilica di Maria Ausiliatrice pregò davanti alla tomba dei santi salesiani.
Con il documentario “Love”, di cui Augusta è la protagonista, è riuscita a cambiare la vita di molti minori in Sierra Leone: il governo del Paese ha iniziato a vedere questi minori come le vittime che in effetti sono, con nuove leggi che impediscono loro di essere arrestati dalla polizia.
Al suo ritorno a Freetown Augusta ha visto realizzarsi il sogno di aprire un ristorante e ne tappezzò le pareti con le foto di tutte le persone importanti che aveva incontrato in Europa. “La morte l’ha portata via nel suo momento migliore. Ha realizzato il suo sogno e ci lascia un messaggio molto chiaro: c’è sempre una seconda possibilità nella vita. Lei ci è riuscita, ed è per questo che altre ragazze oggi possono seguire le sue orme”, assicura don Crisafulli.
Durante le riprese di “Love” Augusta poté dire: “Oggi sono felice. Nessuno ride più di me, né mi usa. Faccio il mio lavoro, guadagno il mio denaro per quello e amo ciò che faccio”.
Fonte: Misiones Salesianas