Nella sua ricerca, il salesiano, originario della Normandia come Santa Teresa, si rifà alla “triplice esperienza educativa di Santa Teresina”: in famiglia, nel convento carmelitano come Maestra delle Novizie e nella direzione spirituale. “Se c’è un’espressione che meglio caratterizza la spiritualità di Santa Teresa di Gesù Bambino, è quella della sua ‘Piccola Via’” afferma. I temi dell’infanzia spirituale e della predilezione di Gesù verso i più piccoli erano centrali nella sua visione ed ella parlava sempre della fiducia, dell’abbandono, della semplicità, della rettitudine e dell’umiltà del bambino, portandoli sempre a modello.
Il fondamento di questa “piccola via” è l’amore.
I – UNA TRIPLICE ESPERIENZA EDUCATIVA
1) In famiglia
“Quando abbiamo avuto i nostri figli, abbiamo vissuto solo per loro”, amava dire Santa Zélie Martin, la madre di Teresina e di altri otto figli più grandi. La piccola Teresa, la minore, era definita dal padre una piccola regina, e godeva dell’affetto dei genitori, che amavano giocare con le loro figlie. Alle bambine veniva insegnata l’obbedienza, in uno spirito di verità e giustizia, ma intriso di fiducia e amore. Teresa crebbe con le sue quattro sorelle, Louise, Pauline, Léonie e Céline (mentre le altre figlie dei coniugi Martin morirono in tenera età). Esse furono per lei dei modelli di comportamento.
Ascoltiamo il suo discorso sul “mimetismo”, con la storia di quegli uccellini: “Ricordo che, tra i miei uccelli, avevo un canarino che cantava con piacere; avevo anche un piccolo fanello a cui prestavo le mie cure materne, avendolo adottato prima che potesse godere della sua libertà. Questo povero piccolo prigioniero non aveva genitori che gli insegnassero a cantare, ma quando sentiva il suo compagno, il canarino, che faceva allegre rullate dalla mattina alla sera, voleva imitarlo... Si trattava di un’impresa difficile per un fanello, per cui la sua dolce voce aveva grandi difficoltà ad eguagliare quella vibrante del suo maestro di musica. Era delizioso vedere gli sforzi del piccolino, che furono coronati dal successo, perché il suo canto, pur conservando una dolcezza molto maggiore, era assolutamente uguale a quello del canarino”.
E Teresa concluse: “O mia amata madre! Sei stata tu a insegnarmi a cantare... È stata la tua voce che mi ha incantato fin dall’infanzia, e ora ho la consolazione di sentire che ti assomiglio! So che sono ancora molto lontana da questo, ma nonostante la mia debolezza spero di cantare eternamente il tuo stesso inno”.
Alla morte della madre, Zélie Martin, Teresa aveva solo quattro anni e mezzo, e fu Paolina, la sorella maggiore, ad assumere su di lei un ruolo materno.
Ascoltiamo ciò che Teresa ebbe da dire sulla sua educazione: “Considero una vera grazia essere stata educata da te a superare le mie paure. A volte mi mandavate da sola la sera a cercare qualcosa in una stanza lontana. Se non fossi stata così ben guidata, sarei diventata molto timida, ma ora è davvero difficile spaventarmi... A volte mi chiedo come tu abbia potuto educarmi con tanto amore e delicatezza senza viziarmi, perché è vero che non mi hai passato una sola imperfezione, non mi hai mai rimproverato a sproposito, non sei mai tornata indietro su qualcosa che avevi deciso. Lo sapevo così bene che non avrei potuto o voluto fare un passo se me lo avessi proibito...”.
Questa educazione ricevuta in famiglia ispirò i principi educativi che divennero quelli di Santa Teresa.
2) L’esperienza come Maestra delle Novizie
Come Maestra delle Novizie nel convento delle Carmelitane, Teresa faceva di tutto perché il suo rapporto con ognuna delle novizie fosse costruito sulla fiducia e perché la libertà di ognuna fosse rispettata. Si adattò con intelligenza a ogni tipo di personalità. “È assolutamente necessario dimenticare i tuoi gusti – ci ha lasciato detto – e le tue concezioni personali, per guidare le anime sulla strada che Gesù ha tracciato per loro, senza cercare di farle camminare sulla tua strada”.
E ha trasmesso ancora: “Prima di tutto, ho visto che tutte le anime hanno più o meno le stesse lotte, ma che d’altra parte sono così diverse (...) Quindi è impossibile trattare tutte allo stesso modo. Con alcune anime, sento di dovermi fare piccola, non temendo di umiliarmi ammettendo le mie lotte (...) Con altre, ho visto che, al contrario, per fare loro del bene, devo essere molto ferma e non tornare mai indietro su nulla di ciò che dico. Abbassarsi non sarebbe umiltà, ma debolezza”.
3) L'esperienza della direzione spirituale
Grazie alla sua abbondante corrispondenza, Teresa divenne una guida spirituale per coloro che la cercavano.
Vediamo i consigli che diede alla cugina, Marie Guérin, che le confidava i tormenti derivanti dai suoi scrupoli, alimentati dai soggiorni parigini: “Mia cara Teresa”, le scrisse, “sono venuta a tormentarti di nuovo, e so in anticipo che non sarai contenta di me, ma, cosa vuoi, soffro così tanto che mi fa bene riversare tutte le mie pene nel tuo cuore. Parigi non è una cura per gli scrupolosi, e io non so dove volgere lo sguardo; se scappo da una nudità, ne incontro un’altra, e così via per tutto il giorno, c’è da morirne. (...) Non so se mi capirai, ho tante cose nella mia povera testa che non riesco a risolvere (...) Come pensi che io possa fare la Santa Comunione domani e venerdì; sono obbligata ad astenermi, ed è la più grande prova per me”.
Teresa le rispose il giorno dopo: “Avete fatto bene a scrivermi, ho capito tutto... Non avete fatto il minimo male, so così bene cosa sono queste tentazioni che posso assicurarvelo senza timore, del resto Gesù me lo dice nel profondo del cuore... Dovete disprezzare tutte queste tentazioni, non fateci alcuna attenzione. Posso confidarti qualcosa che mi ha fatto soffrire molto? È che la mia piccola Maria abbia lasciato le sue Comunioni. Ciò che spaventa Gesù, ciò che ferisce il suo cuore, è la mancanza di fiducia”.
Così, nella sua risposta, Teresa opera un cambiamento. Alla cugina preoccupata per il suo attaccamento alle immagini oscene, Teresa risponde che il vero problema era la sua mancanza di fiducia nell’amore di Gesù.
Fonte: Don Bosco Aujourd’hui