Italia – CG28, “Capitolo Inside”: la parola al Rettor Maggiore, Don Ángel Fernández Artime

(ANS – Torino) – La scelta di Valdocco come sede per il Capitolo Generale 28° (CG28), le attese per questo Capitolo, il ruolo dei giovani e dei laici che parteciperanno alle ultime settimane di lavori, il senso delle presenze di frontiera… C’è tutto questo e ancora di più nella video-intervista al Rettor Maggiore, Don Ángel Fernández Artime, che apre la rubrica di ANS “Capitolo Inside”, sui protagonisti del Capitolo. Di seguito è disponibile un’ampia sintesi dell’intervista, realizzata da don Gianluigi Pussino, SDB.

Il CG28 si celebra a Torino-Valdocco: una scelta occasionale o ha un fine particolare?

Qui siamo nati come Congregazione, come carisma. Ci troviamo nello stesso cortile, nella stessa casa dove Mamma Margherita e Don Bosco hanno accolto i primi ragazzi… Perciò, semplicemente guardando il cortile, casa Pinardi, la cappella di San Francesco di Sales, la Basilica di Maria Ausiliatrice… la domanda “Quali salesiani per i giovani di oggi?” trova tante risposte.

Cosa si aspetta il Rettor Maggiore dal CG28?

Tutti i capitoli sono serviti per spingere la Congregazione in avanti. Ma questo ha tre nuclei che sono essenziali. Primo: vogliamo confermare che ancora oggi abbiamo una predilezione per i ragazzi e i giovani più bisognosi. Secondo: pure se il cuore, la passione educativa e le grandi domande su come aiutare i giovani bisognosi restano invariate tra un salesiano giovane e un salesiano maturo, dobbiamo imparare a conoscere il mondo dei pensieri e dei valori, il modo di vivere, sentire e capire la vita dei giovani salesiani di oggi, che oggi sono nativi digitali. E terzo: ho la grande speranza che questo CG28, così come il CG24, che è stato un Capitolo che ha detto tanto sulla missione condivisa con i laici, ci aiuti a realizzare una vera conversione lì dove ancora non è stata fatta perché magari elementi culturali e un forte clericalismo hanno impedito di riconoscere che insieme con i laici riusciamo a compiere meglio la nostra missione tra i giovani.

Cosa attendono secondo lei i suoi confratelli da questo CG28?

La risposta è difficile, però, nell’insieme sono convinto che i confratelli si aspettino “novità”. Ma non la novità di udire qualcosa di mai sentito prima; ma quella di dire che ancora oggi i salesiani hanno voglia di servire i giovani, di vivere con freschezza il sogno salesiano. Penso che si attendano una parola più forte sulla radicalità della nostra vita, una parola chiara su come formare i salesiani di oggi, umili, sobri… E, come dicevo, ricordare di vivere tutto questo con laici ben formati, preparati e dalla forte identità salesiana.

Cos’è cambiato dal primo Capitolo Generale – celebrato in due giorni con 23 partecipanti, tutti Italiani – al CG28, con oltre 240 membri da 66 Paesi diversi?

Grazie a Dio, il carisma salesiano, incarnato nella Società di San Francesco di Sales, non era solo un progetto di Don Bosco. Altrimenti sarebbe scomparso alla morte dei suoi primi compagni. No, quel carisma è un dono dello Spirito Santo per la Chiesa; per questo ho parlato tanto nell’omelia di porre lo Spirito come unico, vero protagonista del Capitolo, che possa servirsi della nostra umile mediazione. Ma la diffusione della Congregazione oggi è sia motivo di gratitudine a Dio, sia di responsabilità: è la responsabilità di offrire alla Chiesa il carisma salesiano in tutta la sua vitalità.

Il Capitolo è dei Salesiani, ma vi parteciperanno anche giovani e laici. Perché?

Innanzitutto, non è stata una scelta di marketing, per risultare popolari. Abbiamo chiamato giovani e laici significativi, con le loro responsabilità, che ci aiuteranno nella seconda parte del Capitolo, quando, dopo aver maturato il tema, dovremo prendere delle decisioni. In quel momento vogliamo sentire la loro opinione, il loro modo di guardarci e di guardare la realtà salesiana.

Dei tre nuclei in cui si articola il tema (missione con i giovani, il profilo del salesiano, la missione condivisa), è possibile privilegiarne uno?

No, sono assolutamente interconnessi. Non si può rispondere alla domanda “Quali salesiani per i giovani di oggi?” se non si affrontano tutti e tre gli aspetti. Se togli la priorità della missione con i giovani, sarà un altro consacrato, ma non un Salesiano di Don Bosco. Allo stesso tempo, per arrivare ai giovani di oggi non si può non riflettere su quale Salesiano formare; e qui sta tutta la sfida di una formazione che sappia toccare il cuore, e non si limiti a qualche nozione. E infine, non è possibile oggi pensare di fare missione salesiana senza il coinvolgimento di quei laici che hanno una grande formazione, che sono autorevoli tra i giovani come noi, alle volte anche di più.

I Salesiani spesso sono presenti in tante frontiere del mondo. Cosa offre di specifico la Congregazione?

Lì dove troviamo giovani, dei giovani con difficoltà, in genere ci siamo. Anche Papa Francesco, con gratitudine, ce lo riconosce. Vediamo: cosa fanno i Salesiani in Siria? Di fronte a una cultura della morte, vogliono seminare nell’oratorio, la cultura della vita. Quando c’era l’Ebola in Sierra Leone, i miei confratelli mi dissero: “Se i nostri ragazzi sono qui, noi siamo con loro”. E sono stato pochi giorni fa in Venezuela: cosa fanno di speciale i nostri confratelli? “Tutto e niente di speciale” risponderei. Semplicemente, accompagnano la vita delle persone, cercando di non perdere la dignità, la voglia di vivere, cercando di dare delle risposte di emergenza a delle situazioni di emergenza. Credo sia un po’ questo il segreto.

Aggiungo ancora: cosa fanno i salesiani in Mongolia? Vivono nel freddo, creano una comunità cristiana semplice e offrono Formazione Professionale ai giovani.

Cosa fanno i salesiani in Yacuzia, a sei ore di aereo a Nord-Est della Siberia, dove d’inverno fa -52° C? Vi dirò quello che mi ha detto il vescovo di Mosca: “La vostra presenza lì è profetica”. E perché? Perché le stesse famiglie dicono: “Grazie a voi che siete qui, perché pensavamo che Dio si fosse dimenticato di noi”.

Infine, una domanda alla persona, non al Rettor Maggiore. Come sta Ángel Fernández Artime all’inizio del CG28?

Il Rettor Maggiore fa un servizio. Oggi fa questo, domani sarà un altro… E un’altra persona prenderà il suo posto, a nome di Don Bosco. Io mi riconosco soprattutto come “Salesiano di Don Bosco”: oggi qui, domani in mezzo ai ragazzi chissà dove. Posso dire che questi anni trascorsi sono stati bellissimi e che mi hanno arricchito tanto. Sento il cuore molto più pieno, perché ho visto la bellezza della missione salesiana, ho visto come Dio continua a fare cose bellissime e meravigliose, ho visto come la Madonna fa davvero miracoli quotidianamente tra i nostri giovani… Sono un salesiano felice!

La video-intervista integrale è disponibile su ANSChannel (in spagnolo; e in italiano – parte 1 e parte 2).

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