Italia – Con don Costa, tra le pagine di “Girovagando tra cronache ed eventi. Quarant’anni di giornalismo”

(ANS – Pordenone) – 73 articoli sui temi più svariati – reportage, brevi saggi, vere e proprie cronache – che presentano nitidamente la professione, o meglio ancora, la missione, del giornalista. Questo è il contenuto del libro “Girovagando tra cronache ed eventi. Quarant’anni di giornalismo”, di don Giuseppe Costa, SDB, salesiano sacerdote, giornalista, editore e co-portavoce della Congregazione Salesiana. L’autore del testo, edito da NemaPress, ne ha parlato in dialogo con il giornalista Luca Caruso, nell’ambito della 16a edizione della rassegna sull’editoria religiosa “Ascoltare, Leggere, Crescere”, promossa dall’associazione “Eventi” di Pordenone e in programma dal 23 settembre all’8 ottobre 2022.

Cos’è per lei il giornalismo e qual è la missione del giornalista?

È in primo luogo un genere letterario, una forma di comunicazione, con delle norme ben precise. Per me è legato ad una scienza, non è un mestiere che si può inventare da un giorno all’altro. Oggi il giornalismo può ancora reggere se mantiene la sua dimensione sociale: a sostegno delle democrazie, del bene, della verità. La ricerca della verità è uno dei punti fermi del vero giornalismo.

La prima sezione del libro è dedicata a Don Bosco. Cosa ci dice Don Bosco oggi?

Don Bosco è un padre e un fondatore, qualcuno che dà dei riferimenti ben precisi nell’ambito del quotidiano, degli obiettivi che vuoi raggiungere tutti i giorni. Avere alle proprie spalle un padre, un fondatore, un santo della qualità di Don Bosco è certamente un aiuto.

Seguono le corrispondenze americane. Cosa ricorda di quegli anni di studio negli Stati Uniti?

Ho avuto l’esperienza americana dopo alcuni anni di insegnamento, che ho ripreso successivamente, così ho potuto utilizzare quel periodo per una sorta di “revisione” della mia stessa attività e come ricarica per il futuro del medesimo percorso. Ho un ricordo bellissimo soprattutto perché si è svolta soprattutto all’interno dei campus universitari: il campus universitario è di una ricchezza straordinaria, e credo rappresenti la parte migliore dell’America, quella parte di originalità che il mondo americano può ancora dare al mondo europeo.

La terza sezione riguarda i viaggi, ed è quasi un invito a viaggiare con lei…

Sono dei viaggi legati a degli eventi: io ho potuto utilizzare giornalisticamente, come inviato, le Giornate Mondiali della Gioventù di Santiago de Compostela o di Buenos Aires, che richiedevano una forma di conoscenza per il lettore, e bisognava descrivere non soltanto l’evento religioso – cosa che io ho cercato di fare. In altre circostanze si tratta di reportage su viaggi compiuti dal Papa, comparsi sull’Osservatore Romano, il Popolo, La Discussione, Avvenire e anche altri giornali.

Nella quarta sezione i protagonisti sono i giovani…

Il tema dei giovani, per chi si occupa di giornalismo, è centrale. Perché è la stessa società che si evolve e che cresce, quindi fotografarli, metterli a fuoco, trasmettere quello che essi dicono, dovrebbe essere un dovere per ciascun giornalista. Per me, come salesiano, è stato un fatto naturale, perché lavorando nei centri giovanili, nelle scuole o nell’editoria scolastica, dovevo sempre avere uno sguardo sulla condizione giovanile.

Il volume “profuma” della sua Sicilia, cui è dedicata la quinta sezione.

La scelta di dedicare una sezione alla Sicilia nasce dal desiderio di presentare una Sicilia culturalmente diversa – che è poi quella reale – da quella che tante volte viene diffusa, che è invece quella del Padrino, delle pizze e dei cannoli. Così quando mi è stato possibile evidenziare musei, opere d’arte, libri, attraverso la cronaca, ho usato queste opportunità per dare quest’immagine della Sicilia.

Infine, c’è la sezione sui mass media, che fa sintesi del suo impegno come giornalista, docente di comunicazione ed editore.

I nuovi media hanno dato certamente possibilità di amplificazione al giornalismo, anche se allo volte hanno fatto un pessimo servizio, perché chi li ha usati o usa si crede già giornalista, dimenticando che il giornalismo si acquisisce attraverso l’esercizio, lo studio, la pratica, il confronto… L’uso delle tecnologie deve aiutare, mettendo insieme nuovi media e giornalismo tradizionale, così da rilanciare il giornalismo stesso.

Scrivere e far scrivere è stata l’attività a cui ha dedicato la maggior parte della sua vita. Di cosa è maggiormente orgoglioso?

Io ho fatto il mio servizio come meglio ho potuto, ma sono contento che, come Direttore della Libreria Editrice Vaticana, ho dato al magistero del Santo Padre la possibilità di girare il mondo come se fosse un best-seller e siamo arrivati veramente a delle cifre eccezionali, che non sono più tornati, purtroppo, sul mercato.

Io speravo anche di presentare come candidato al Nobel per la Letteratura Benedetto XVI, proprio perché attraverso i suoi scritti e i suoi discorsi ha tracciato una linea di divulgazione del messaggio cristiano.

Quale messaggio vuole rivolgere ad un lettore ideale?

Il primo messaggio è che il giornalismo è un fatto di attenzione, ricerca, è un fatto culturale. E poi che nessuna notizia è esente da norme: l’informazione religiosa deve rispondere ad una dimensione di professionalità e a delle regole. Non basta raccontare fatti di fede per fare un buon articolo di giornalismo religioso.

Uno sguardo al futuro?

Credo che la letteratura religiosa abbia un futuro, che però va coniugata con la nuova realtà e le nuove sensibilità. Spero di poter raccogliere in un volume antologico di alcuni modelli che oggi sono santi, e di presentarli con delle annotazioni e suggestioni particolari.

Infine, qual è il suo augurio a chi si affaccia a questa professione e a chi già la pratica da qualche tempo?

A questi ultimi auguro di mantenere nel tempo la passione che deve accompagnare tutta la vita di questo lavoro. E a chi incomincia dico che deve essere “appassionato” di questo lavoro. Purtroppo le aziende del settore non sono così numerose come in altri Paesi, però ci vuole sempre, alla base, per chi comincia, così come per chi continua, un grande entusiasmo.

Il video completo dell’intervista a don Costa è disponibile qui.

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