Nonostante quanto ha vissuto, nei suoi incontri pubblici cerca sempre di infondere calma e serenità e propone sempre il tema del dialogo e dell’incontro. Egli testimonia il valore della “preghiera” nelle difficoltà e “l’importanza della lotta a fianco dei perseguitati” hanno spiegato gli organizzatori.
La “Fondazione Stephanus” per i Cristiani perseguitati prende il nome dal diacono della chiesa paleocristiana, primo martire ad essere lapidato per la sua fede in Cristo Gesù. Secondo lo statuto, l’associazione aiuta i cristiani perseguitati e nel bisogno, attraverso indennità di sussistenza o spese legali, oltre a denunciare casi di violazione alla libertà religiosa.
Nel contesto della premiazione, a poco più di due anni dalla sua liberazione, il 61enne salesiano ha nuovamente raccontato in prima persona l’esperienza vissuta nel suo servizio missionario in Yemen – una missione che venne fondata da suo zio, don Mathew Uzhunnalil – e poi ha ripercorso ciò che ha vissuto nelle mani dei sequestratori.
Nella comunità cristiana è ancora viva la memoria dell’attacco alla casa per anziani delle suore Missionarie della Carità ad Aden – le suore di Madre Teresa – del 4 marzo 2016, in cui sono vennero uccise quattro religiose e altre 12 persone tra ospiti della struttura e personale di servizio. Fu in quell’occasione che venne rapito don Tom, il quale, dopo mesi di cattività, venne finalmente liberato il 12 settembre del 2017.
Tra coloro che hanno ricevuto il premio negli ultimi anni, vi sono alcune personalità di spicco del mondo ecclesiale: il card. Louis Raphael Sako, patriarca di Babilonia dei Caldei (Iraq); il cardinale Joseph Zen, vescovo emerito di Hong Kong, anch’egli salesiano; e P. Samir Khalil Samir, gesuita egiziano e grande esperto di Islam e del mondo arabo.
Fuente: AsiaNews