La reliquia di Don Bosco era stata trafugata nella serata del 2 giugno scorso dalla Basilica inferiore del Colle Don Bosco, cioè dal medesimo luogo fisico in cui il 16 agosto 1815 nacque Giovanni Melchiorre Bosco – all’epoca lì vi sorgeva la cascina Biglione. Approfittando di un breve lasso di tempo nel quale il flusso di pellegrini era ridotto, il ladro aveva scavalcato la parete di cristallo posta a protezione del reliquiario e, dopo aver sottratto l’ampolla, era riuscito a dileguarsi.
Grande era stato sin da subito lo sconcerto tra i devoti di Don Bosco, nella Chiesa, ma anche in tutto il mondo: una testimonianza di quanto Don Bosco oggi sia un patrimonio non solo della Famiglia Salesiana, ma dell’intera umanità, a livello globale. “La notizia del furto di una reliquia di san Giovanni Bosco dal Tempio di Castelnuovo è di quelle che non si vorrebbero mai sentire” aveva affermato l’arcivescovo di Torino, Cesare Nosiglia. “Preghiamo perché questa reliquia possa ritornare presto al suo posto”, aveva aggiunto poco dopo don Francesco Cereda, Vicario del Rettor Maggiore.
Mentre la notizia del furto diventava breaking news a livello planetario, arrivando anche in quelle redazioni poco solite nel trattare temi della sfera religiosa e rimbalzando su testate e schermi di ogni nazione, i Carabinieri del Comando provinciale di Asti e la Procura di Asti avviavano le loro ricerche, pur se senza troppi clamori, anzi, richiedendo appositamente discrezione nelle comunicazioni per non ostacolare le indagini.
Indagini realizzate “con metodo classico”, come riportato nel comunicato dei Carabinieri di Asti: rilievi, confronto delle impronte digitali – grazie anche alla collaborazione dei “RIS” (Reparto investigazioni scientifiche) di Parma – visione dei filmati delle telecamere di sicurezza… Infine l’individuazione di un sospetto, con conseguenti appostamenti e pedinamenti fino all’intervento realizzato all’alba di ieri, 15 giugno, che ha portato al fermo dell’autore del furto, un 42enne pregiudicato reo confesso, e al ritrovamento della reliquia, che in verità non era mai stata troppo lontano dal luogo del furto, ma era stata solo nascosta in una teiera di rame all’interno della credenza nell’abitazione in cui il pregiudicato risiedeva, presso Pinerolo.
“L’ampolla di vetro in cui è contenuta la reliquia e la ceralacca sono intatte. Nulla è stato toccato”, ha presto comunicato don Cereda. “I fedeli e tanti giovani amici del santo potranno ora continuare a pregarlo davanti alla sua reliquia chiedendogli di seguirne l’esempio di misericordia e di bontà” ha aggiunto mons. Nosiglia.
A conclusione della vicenda l’intera Famiglia Salesiana si associa alle parole del Rettor Maggiore, Don Ángel Fernández Artime, che nella serata di ieri ha manifestato: “ringraziamo Dio per la rapida e felice conclusione della vicenda, insieme a tutti coloro che ci hanno aiutato e sostenuto in questi giorni”.