Nelle giornate si sono susseguiti diversi interventi e tavole rotonde, come quella tenuta dagli ex calciatori Javi Varas e Juan Carlos Unzué, nonché dall’arbitro di Prima Divisione Jorge Figueroa Vázquez, quest’ultimo exallievo della scuola salesiana di Nervión, denominata “Come vivere la fede nello sport professionistico”. Nel corso dell’intervento, Unzué ha spiegato il processo della SLA, malattia di cui soffre e che lo costringe su una sedia a rotelle, e ha colto l’occasione per lanciare un appello alle autorità pubbliche: “Non possiamo permettere che persone che vogliono vivere si sentano obbligate a morire per un problema economico, perché sentono che stanno gravando sulle loro famiglie”. Juan Carlos Unzué da quando ha scoperto di essere affetto da SLA vive con la missione di migliorare le condizioni delle persone che ne soffrono.
Da parte sua, Jorge Figueroa Vázquez ha espresso il desiderio di “umanizzare maggiormente la figura dell’arbitro, per mettere in evidenza il nostro lato personale”. Raccontando alcuni episodi personali e familiari derivati dalla sua attività di arbitro, ha affermato che i gesti che mostrano l’identità e la pratica religiosa degli sportivi non sono così rari. Cosa che ha confermato anche Javi Varas con alcuni dei suoi interventi.
La successiva tavola rotonda si è concentrata sul superamento di sé e dei limiti nello sport, e ha visto gli interventi del maratoneta José M. Roas, del nuotatore paralimpico Paco Salinas e dei membri della squadra del “Nastic de Tarragona”, Rubén Cano e Álvaro Almazán. Roas, che corre le maratone con suo figlio Pablo, affetto da paralisi cerebrale, ha detto che "Pablo è una benedizione in sé, perché è la prova che Dio esiste e ci sostiene”.
Da parte loro, Cano e Almazán hanno delineato il percorso che li ha portati a dedicare il loro tempo a questa nuova esperienza, in cui sono già coinvolte mille persone. Paco Salinas, invece, ha raccontato le esigenze di allenarsi ai massimi livelli con le modalità paralimpiche e ha riconosciuto che la fede gli dà la forza di andare avanti.
Javier Tebas, Presidente della Liga Calcio, ha chiuso la giornata inaugurale con un discorso in cui ha messo in relazione la pratica sportiva e le esigenze che comporta, con gli impegni che derivano da una vita di fede. Per farlo, ha utilizzato la prima lettera di San Paolo ai Corinzi: “La vita è una corsa spirituale, e dobbiamo fare ogni sforzo possibile”. Su questa linea, ha poi spiegato perché lo sport è paragonabile al cammino di fede: “Anche la fede si allena, con l’adempimento dei comandamenti”.
Alla sessione inaugurale hanno partecipato, tra gli altri, i rappresentanti delle due squadre di calcio della città, il presidente del “Sevilla FC”, José María del Nido Carrasco; e il Direttore delle Relazioni istituzionali del “Real Betis”, Rafael Gordillo; insieme anche a Minerva Salinas, Consigliera del Comune di Siviglia con delega allo Sport.
Venerdì 5 aprile sono state organizzate altre due tavole rotonde e una presentazione finale. La giornata è iniziata con un intervento su come educare alla fede attraverso lo sport, con la partecipazione di suor Guadalupe Escudero, Consacrata nell’Ordine delle Vergini, responsabile della casa di spiritualità del Monastero di Zamartze in Navarra; il coordinatore sportivo delle “Escuelas Católicas Sevilla”, Manuel García; e Gema Saez, docente di pallacanestro presso l’Università “Francisco de Vitoria” di Madrid e Direttrice del gruppo di ricerca “Sport e fatti religiosi” della stessa università. L’intervento, rivolto principalmente ad allenatori e insegnanti di sport, è stato moderato da Gabino Carmona, allenatore sportivo e direttore di “Talent Executive Coaching”, un programma di processi di coaching per allenatori, squadre e giocatori di sport professionistici e di base.
La giornata si è quindi conclusa con l’intervento dell’atleta paralimpico di nuoto Enhamed Enhamed, che ha raccontato brevemente la storia di come ha superato la perdita della vista. A questo proposito, ha invitato a vivere con gratitudine, a chiedere aiuto agli altri quando ce n’è bisogno e a confidare in Dio. Al tempo stesso, ha mostrato al pubblico quanto non sia stato facile raggiungere queste convinzioni; tuttavia, nel momento in cui ha toccato il fondo nella sua carriera sportiva, ha cercato e trovato aiuto e un accompagnamento.
Durante la giornata, inoltre, Javier Trigo ha presentato il libro “Dio è uno sportivo”, con 20 storie che illustrano questa affermazione. Successivamente, lo stesso Trigo e Carlos Balbé hanno presentato l’embrione della “Fondazione Defe”, che ha l’obiettivo di creare un forum di discussione e riflessione in cui emergano formule e strategie per lavorare con lo sport in ambito educativo.
Per concludere la giornata di sabato 6 aprile, si è svolto il I Torneo “Sport e Fede” sul campo di “Sevilla 3000”. La competizione era rivolta ai più giovani dell’Arcidiocesi di Siviglia, bambini di età compresa tra gli 8 e i 12 anni, e ha evidenziato l’importanza dell’integrazione anche tra i più giovani.
Grande soddisfazione è stata espressa, infine, da Diego Pérez Ordóñez, Responsabile dello Sport educativo per i Salesiani di Siviglia e membro del comitato organizzatore della Giornata di Sport e Fede, definita come “un magnifico incontro di integrazione ed evangelizzazione attraverso lo sport nell’Arcidiocesi di Siviglia”.
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