Giovedì 2 giugno si è svolta una serata dedicata alla presentazione della vicenda storica e spirituale del Beato Stefano Sándor. Dopo i saluti da parte di don János Andrásfalvy, Ispettore UNG, c’è stata una relazione di don Pierluigi Cameroni, Postulatore Generale della Congregazione Salesiana, che ha presentato il Beato Stefano Sándor e il Venerabile Josè Vandor, salesiano ungherese, come testimoni di pace. Due uomini, due salesiani, uno coadiutore, l’altro sacerdote missionario a Cuba, che hanno creduto nella pace e nella possibilità di viverla nel loro quotidiano. Il messaggio che ci lanciano è che “Il mondo cambia e la vita di tutti migliora solo se ci mettiamo a disposizione degli altri, senza aspettare che siano gli altri a cominciare a farlo. Se diventiamo artigiani di fraternità, possiamo ritessere i fili di un mondo lacerato da guerre e violenze. Edificare la pace con l’attenzione agli ultimi, con la promozione della giustizia, con il coraggio del perdono, che spegne il fuoco dell’odio. La pace, infatti, è insieme dono dall’alto e frutto di un impegno condiviso”.

La Dott.ssa Judit Varga ha poi presentato il contesto storico in cui Stefano Sándor si è trovato a vivere. Nato nel 1914 quando l’Ungheria era una monarchia, il giovane salesiano coadiutore ha vissuto gli anni della Seconda guerra mondiale e l’avvento del regime comunista. Anch’egli vittima della forte repressione antireligiosa del regime comunista ungherese, particolarmente dura e cruenta dal 1946 al 1963, ha testimoniato fino al martirio la sua fede e la sua dedizione alla missione salesiana.

Don Béla Abrahám, ha ripercorso il cammino di ricerche e di studi che hanno portato alla scoperta e all’identificazione delle reliquie del Beato Stefano Sándor. Inoltre, ha condiviso alcuni aneddoti personali che hanno accompagnato in forma provvidenziale il recupero delle reliquie.

In questa occasione è stata ufficialmente presentata la traduzione ungherese del libro “Stefano Sándor Martire del vangelo della gioia”, di don Pierluigi Cameroni.

Tweet