Inoltre, la guerra ha approfondito le tensioni etniche e creato un’immensa crisi umanitaria, con 4,5 milioni di persone - la maggior parte della popolazione del Tigray - che hanno urgente bisogno di assistenza, secondo i dati delle Nazioni Unite e dei funzionari locali. I disordini, per giunta, si stanno riversando anche oltre i confini dell’Etiopia, in Eritrea e Sudan, tanto che potrebbe venirne destabilizzata l’intera regione del Corno d’Africa.
I salesiani, che animano quattro centri nella regione (a Macallè, Adigrat, Adua e Shire) continuano ad operare al servizio della popolazione, con grande dedizione e impegno. Anche se la connessione internet non è ancora stata ristabilita, i religiosi del centro ispettoriale, situato ad Addis Abeba, sono riusciti ad avere alcune conversazioni telefoniche con alcuni dei salesiani presenti nella regione del Tigray, e hanno raccolto le loro strazianti testimonianze.
Con le loro parole:
“Siamo grati a Dio per tutte le grazie, le benedizioni, il coraggio e la forza che ci sta donando per compiere il nostro cammino in questo periodo difficile e impegnativo che stiamo affrontando ad Adua. Da quando è scoppiata la guerra, il 4 novembre 2020, fino ad oggi, molte persone hanno perso la vita o le loro proprietà, molti sono senza casa e migliaia di persone fuggono e scappano dai bombardamenti e dalle sparatorie e diventano rifugiati o sfollati all’interno del loro paese. Ricchi e poveri sono alla nostra porta ogni giorno, supplicando un po’ di cibo per sopravvivere.
Quella sera del 20 novembre 2020 (il giorno in cui sono iniziati i conflitti ad Adua) molti corpi esanimi giacevano per le strade e molti feriti cercavano di fuggire dalla guerra. Questi mesi sono stati bui, perché per più di due mesi la gente non ha avuto elettricità, acqua, reti, cibo ecc.... Ringraziamo Dio che abbiamo un pozzo nel nostro complesso che grazie al generatore è in grado di beneficiare migliaia di persone che vengono a prendere l’acqua ogni giorno, fin dal primo mattino.
Il 3 marzo 2021 abbiamo visitato diversi sfollati interni che sono fuggiti ad Adua da luoghi lontani chiamati Setit Humera, Kafta Humera, Mereb, Segede... Insieme alle Missionarie della Carità (MC) e alle Figlie di Maria Ausiliatrice (FMA) siamo riusciti a visitare 5 centri che ospitano gli sfollati e abbiamo dato una risposta immediata per aiutare chi ha bisogno.
- Le suore MC, FMA e i salesiani lavorano insieme e preparano il pane per provvedere agli sfollati, con circa 2.200-2.600 panini ogni giorno
- I salesiani sono anche impegnati a donare cibo ai bisognosi, ai ciechi e agli anziani attorno alle loro opere.
- Stanno anche fornendo al centro per gli sfollati diversi generi, alimentari e non, in modo che possano soddisfare le loro necessità di base.
Intanto, il numero di sfollati continua ad aumentare ogni giorno.
Ringraziamo di cuore l’Ufficio di Pianificazione e Sviluppo, guidato dal sig. Cesare Bullo, SDB, ad Addis Abeba, per il grande contributo che sta fornendo alle nostre case nel Nord del Paese, così che possiamo raggiungere tanti poveri e sfollati e assisterli nei loro bisogni fondamentali in questo momento”.
Le ultime statistiche riportano, solo ad Adua, 35.675 sfollati (19.240 donne e 16.435 uomini; 8.076 sotto i 5 anni; 12.565 dai 5 ai 17 annui; 13.538 dai 18 ai 59; 1.496 dai 60 in su).