RMG – L’attività missionaria è ancora valida oggi?

10 Novembre 2020

(ANS – Roma) – In vista dell’11 novembre, anniversario del primo avvio dei Salesiani di Don Bosco verso le missioni in Sudamerica, il Consigliere Generale per le Missioni, don Alfred Maravilla, condivide una riflessione.

145 anni fa – era giovedì 11 novembre 1875 – nella chiesa di Maria Ausiliatrice a Valdocco, dopo il canto dei Vespri e del Magnificat, Don Bosco sale sul pulpito e traccia il programma apostolico dei partenti: iniziare con l’evangelizzazione degli emigrati italiani e puntare sull’evangelizzazione della Patagonia. Concluse con queste parole profetiche: “... Chi sa che non sia questa partenza e questo poco come un seme da cui abbia a sorgere una grande pianta? Chi sa che non sia come un granellino di miglio o di senapa, che a poco a poco vada estendendosi e non abbia da produrre un gran bene?”. Poi Don Bosco abbraccia a uno a uno i dieci missionari. A ciascuno è stata consegnata una copia dei “Ricordi ai Primi Missionari” che lui stesso aveva tracciato a matita sul taccuino di ritorno da un viaggio. Don Bosco accompagnò i missionari fino a Genova, dove il 14 novembre si imbarcarono sul piroscafo francese “Savoie”. Un testimone vide Don Bosco tutto rosso per lo sforzo di contenere le lacrime.

Questa scena, spesso romanzata, è rimasta nel nostro immaginario salesiano popolare. Ma rimangono anche le domande di molti: l’attività missionaria è ancora valida oggi? Non abbiamo abbastanza salesiani nemmeno per la nostra Ispettoria, perché mandarli come missionari in altri Paesi?

Poiché Dio vuole che tutti siano salvi, tutti hanno il diritto di conoscere Gesù Cristo. Quindi, la possibilità di conoscere Gesù deve essere resa concretamente disponibile a tutti. Infatti, tutti i discepoli sono esortati a predicare il Vangelo in ogni tempo e luogo (Mt 28,19-20), affinché tutti possano scoprire “le imperscrutabili ricchezze di Cristo” (Ef 3,8). Eppure, siamo tutti consapevoli che anche oggi, come in passato, molte persone non conoscono Gesù, né hanno la possibilità di conoscerlo o di accettarlo. Per questo più che mai, oggi la Chiesa è chiamata ad essere “in uscita”, con la stessa disponibilità ad ascoltare la voce dello Spirito e ad essere infiammata dallo stesso ardore e coraggio missionario che ha ispirato i missionari del passato (Redemptoris Missio 30; Evangelii Gaudium 24). 

La nostra vocazione salesiana ci pone al centro della Chiesa (Cost 6) “che è missionaria per sua stessa natura” perché è inviata alle nazioni” (Ad Gentes 2). Don Bosco ha concepito il suo Oratorio con una prospettiva missionaria per i giovani poveri e abbandonati senza parrocchia. Animato dallo zelo missionario, ha lanciato altre iniziative: la tipografia, le Letture Cattoliche, il Bollettino Salesiano e ha fondato la Società Salesiana, le Figlie di Maria Ausiliatrice, i Salesiani Cooperatori e l’ADMA. Infine, aprì una pagina completamente nuova nella vita della sua giovane Congregazione inviando i missionari salesiani nel 1875 e le FMA nel 1877. Don Bosco ha trasmesso questo ardore missionario alla sua famiglia religiosa. Così, il 19° e il 20° Capitolo Generale della Congregazione Salesiana hanno sottolineato che l’esempio di Don Bosco indica che l’impegno missionario fa parte della natura e della finalità della nostra Congregazione (CG19, 178; CG20, 471).

I missionari, quindi, non sono quelli che avanzano tra i tanti confratelli dell’Ispettoria. Né sono quelli che tratteniamo perché “qui abbiamo bisogno dei confratelli”. Il missionario salesiano è un confratello che risponde alla sua vocazione missionaria dentro la sua vocazione salesiana. Infatti, il nostro invio missionario ogni anno è l’espressione concreta della nostra fedeltà allo spirito e all’impegno missionario di Don Bosco!

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