di don Piero Gavioli, SDB
In questo paese le donne hanno subito violenze e umiliazioni indicibili, eppure sono loro che sostengono le famiglie, con una attività e una forza morale che meraviglia. Diceva un catechista “se noi uomini lavorassimo come le nostre mamme e le nostre spose, sarebbe il paese più sviluppato dell’Africa”.
I bambini e i giovani, che costituiscono più del 60% della popolazione, sono spesso le prime vittime delle guerre, della miseria e della divisione delle famiglie… Eppure si battono per costruire un avvenire migliore e sono pronti a mettersi generosamente al servizio del paese e della Chiesa.
La Chiesa è tra i pochi attori veramente dinamici nella vita del paese e negli ultimi 50 anni ha saputo trasformarsi radicarsi nella cultura e nella società; oggi ci sono una cinquantina di diocesi, tutte rette da vescovi congolesi, aiutati da un numero crescente di preti e suore. Una Chiesa che è intervenuta in difesa della popolazione a fronte di guerre e regimi dittatoriali e che per questo ha pagato anche con il sangue: a Bukavu è stato eretto un mausoleo in memoria di tre vescovi martiri.
In questo contesto, in questa Chiesa, vivono e operano anche i Salesiani, che fedeli al loro carisma hanno scelto l’educazione dei ragazzi più poveri come via per cambiare la vita delle persone e per cambiare la società.
Oggi a Bukavu l’oratorio salesiano può contare solo su un piccolo cortile, ma che è sempre pieno di ragazzi: oltre 100 bambini e bambine vanno a giocarci per 4 pomeriggi a settimana, mentre negli altri due pomeriggi feriali viene affollato dai giovani del coro del quartiere.
La testimonianza dei Figli di Don Bosco colpisce la gente del posto e richiama ogni anno decine di giovani che aspirano a vivere allo stesso modo.
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