Da molti scritti di Don Bosco si evince quanto il Santo Piemontese amasse san Giuseppe: lo aveva nominato tra i patroni dell’Oratorio, aveva messo gli artigiani sotto la sua protezione e lo aveva proclamato… protettore degli esami per gli studenti.
Non solo: di San Giuseppe Don Bosco sottolinea la qualità di essere il protettore dei morenti. Nel testo del Giovane Provveduto, scrive: “San Giuseppe, avendo avuta l’invidiabile sorte di morire assistito da Gesù e Maria, viene dato per Protettore dei moribondi. Manifestiamo durante la nostra vita devozione a S. Giuseppe, per averlo in aiuto nel momento della morte” (Il giovane provveduto, OE XXXV, 3).
La sera del 17 febbraio, riportano le Memorie Biografiche, Don Bosco così disse ai suoi giovani: “Domani incomincia il mese di S. Giuseppe e desidero che voi tutti vi mettiate sotto la sua protezione: se voi lo pregherete di cuore esso vi otterrà qualunque grazia, sia spirituale, sia temporale, della quale possiate aver bisogno. Alzandovi al mattino, dite: Gesù, Giuseppe, Maria, vi dono il mio cuore e l’anima mia. Alla sera andandovi a coricare: Gesù, Giuseppe, Maria, assistetemi nell’ultima agonia”. (Memorie Biografiche VII, 636).
Nel 1867 Don Bosco pubblicò una Vita di S. Giuseppe in cui aveva raccolto materiale proveniente sia dai Vangeli che dagli scritti già in circolazione sul Santo. Il volume si compone di 22 capitoli, cui fa seguito una breve raccolta di preghiere indirizzate al Padre putativo di Gesù. Nel testo Don Bosco scrive, tra l’altro: “Non dobbiamo noi credere, che fra i beati che sono l’oggetto del nostro culto religioso, s. Giuseppe sia, dopo Maria, il più potente di tutti presso Dio, e colui che merita a più giusto titolo la nostra confidenza ed i nostri omaggi?”.
Don Bosco ricorreva a san Giuseppe per tutti i suoi bisogni ed esortava gli altri ad invocarlo. Più volte l’anno parlava dell’efficacia della sua intercessione e faceva celebrare la festa del patrocinio nella terza domenica dopo Pasqua.
Gioì molto quando, l’8 dicembre 1870, Pio IX lo proclamò Patrono della Chiesa Universale; e nel 1871 dichiarò che in tutte le sue case salesiane si dovesse osservare un giorno di riposo il 19 marzo, mentre il Piemonte aveva definitivamente cancellato quella data dal numero dei giorni festivi.
Nelle chiese che edificò, Don Bosco volle sempre fosse edificato un altare a san Giuseppe. Così, infatti, i pellegrini che, sulle orme di Don Bosco, visitano la Basilica di Maria Ausiliatrice a Torino e quella del Sacro Cuore a Roma, ancora oggi possono ammirare due splendide tele che lo raffigurano, sempre insieme a Maria e a Gesù.
Per la tela torinese, realizzata da Tommaso Lorenzone, fu lo stesso Don Bosco a dare precise indicazioni al pittore circa la rappresentazione. San Giuseppe appare raffigurato al centro, in piedi, sopra una nuvola, portando sul braccio sinistro il bambino Gesù, il quale tiene in mano un cestino pieno di rose. Il Salvatore le porge una ad una al padre che le fa piovere come grazie sulla casa di Valdocco. Nel movimento di intensi sguardi d’amore tra i tre protagonisti, ovviamente, è coinvolta anche Maria, e attorno a loro già si manifesta la gioia del Paradiso, con gli angeli, a fare da cornice.
E nella Basilica del Sacro Cuore a Roma – che inizialmente doveva essere dedicata a San Giuseppe e che fu l’ultima grande impresa architettonica di Don Bosco – l’altare dedicato a San Giuseppe è ornato da una bella tela di Giuseppe Rollini, che raffigura lo Sposo di Maria in un modo realmente maestoso. In questo caso egli esplica chiaramente la sua missione di Patrono e protettore della Chiesa Cattolica custodendo dall’alto con la mano la Basilica di San Pietro, che un angelo genuflesso gli presenta.
Entrambe le opere, sia quella della Basilica di Maria Ausiliatrice a Torino, sia quella della Basilica del Sacro Cuore a Roma, sono completate in alto da dei cherubini che tendono una fascia, sulla quale viene esplicitato il messaggio per gli osservatori: “Ite ad Joseph”, “Andate verso San Giuseppe!”.