Sì, seguire Gesù e vivere la spiritualità salesiana in uno degli episodi più oscuri e sanguinosi del secolo scorso, la II Guerra Mondiale. Questi giovani martiri sono: Czeslaw Józwiak, Edward Kazmierski e Jarogniew Wojciechowski, tutti e tre sono nati in Polonia. Franciszek Kesy e Edward Klinik vissero a Berlino e a Bochum, in Germania.
Hanno caratteristiche comuni. I cinque erano oratoriani, impegnati nell’animazione dei loro compagni, consapevolmente coinvolti nella propria crescita umana e cristiana, uniti tra loro da interessi e progetti personali e sociali.
Furono schedati e arrestati quasi contemporaneamente nel 1940 dalla Gestapo. Insieme hanno vissuto lo stesso processo carcerario e hanno subito il martirio con la ghigliottina il 24 agosto 1942 a Dresda.
L’amicizia che strinsero durante la loro prigionia è rimasta viva fino all’ultimo momento. “Era uno degli animatori dell’oratorio ed era strettamente unito da vincoli di amicizia e desiderio di alti ideali cristiani come gli altri quattro”, si può dire di ciascuno di loro.
Uniti nella prigione e nella morte, ognuno di loro ha una biografia particolare. I cinque giovani provenivano da famiglie cristiane. Su questa base, inoltre, la vita e la proposta evangelizzatrice dell’oratorio hanno stimolato la generosità verso il Signore, la maturità umana, la preghiera e l’impegno apostolico. Erano aperti alla vita eppure sempre preparati, con un cuore che rivelava la loro generosità nel dare la loro stessa esistenza alla sequela di Gesù.
E vorrei ricordare l’ultimo atteggiamento personale e comunitario di questi cinque giovani, che evidenzia in modo molto evidente quel cuore rivelatore che traboccava di gioia, impegno, generosità e dedizione nelle situazioni quotidiane, e che si è manifestato apertamente in quel tempo di reclusione condivisa.
Ma in questo periodo siamo stati testimoni dell’altro lato del nostro cuore, che si maschera per non mostrare le nostre debolezze o le nostre ombre: paure, rabbia, meschinità, egoismo e cattivi comportamenti.
Nel ricordare i cinque martiri segnaliamo l’eroismo di questi giovani che si sono messi in gioco per Gesù e hanno offerto la loro vita. Non erano meschini o egocentrici, ma onesti nelle loro convinzioni e nel loro amore per i loro compagni di prigionia, per aver scoperto che Gesù abita in loro.
In memoria di questi giovani e prossimi alla festa del Sacro Cuore, chiediamo il coraggio di vivere il quotidiano cercando di integrare e abbracciare in noi e nei nostri cuori: ciò che è luminoso e ciò che è buio, ciò che rivela e ciò che copre, il generoso e il meschino.
Sergio Gauna, SDB
Fonte: Don Bosco Norte