L’aumento delle persone che vivono per strada è un fenomeno globale, al cui interno è possibile osservare la realtà specifica dei giovani che vivono per strada, soprattutto a causa delle lacune politiche e dei limiti delle legislazioni attuali.
Moltissimi giovani che si spostano nelle aree urbane per motivi di istruzione e lavoro, infatti, hanno difficoltà a trovare un alloggio adeguato alle loro possibilità. Ma la condizione più seria e complicata è quella dei giovani che, una volta raggiunti i 18 anni (nella maggior parte dei Paesi) devono lasciare le istituzioni statali che li avevano sostenuti fino al giorno prima.
Si tratta di un enorme mare di giovani: secondo un rapporto dell’ONG “SOS Villaggi dei Bambini”, a livello globale nel 2016 erano oltre 5,4 milioni i minori accolti negli istituti: minori che da un giorno all’altro diventano maggiorenni privi di reti di supporto, vulnerabili ai trafficanti di esseri umani, così come agli sfruttatori sessuali e ai predatori di ogni sorta.
Le disposizioni della Convenzione sui Diritti del Fanciullo e le legislazioni messe in atto dagli Stati per allinearsi alla Convenzione, pur se hanno fatto molto per i minorenni, hanno generato un vuoto legislativo per i giovani bisognosi non appena essi raggiungono la maggiore età.
Inoltre, bisogna considerare la diversità della popolazione giovanile senza fissa dimora, in termini di genere, orientamento sessuale, razza, discendenza e discriminazione sul lavoro, barriere linguistiche e il fatto che una larga fetta di questi giovani è costituita da immigrati. Tali differenze sono rilevanti e devono essere considerate quando si sviluppano degli interventi a contrasto: i bisogni delle giovani donne in condizioni di strada non sono gli stessi dei giovani uomini, le minoranze sessuali e razziali subiscono discriminazioni che altri segmenti non subiscono, le giovani madri e i giovani immigrati devono affrontare sfide loro peculiari…
L’evento del prossimo 19 febbraio, mira a creare consapevolezza riguardo alla gravità del problema; vuole far ascoltare la voce dei giovani e giovani adulti che hanno vissuto l’esperienza dei senza fissa dimora; presentare le buone pratiche che sono in atto per affrontare questo problema; sviluppare una rete di rapporti e sinergie tra gli organismi attivi nel settore; e, alla luce delle riflessioni condivise, offrire delle raccomandazioni sulle politiche da attuare.
L’appuntamento, che è co-sponsorizzato dal Comitato delle ONG per il Finanziamento dello Sviluppo, e che gode del patrocinio di numerosi enti e istituzioni, è promosso e coordinato in primo luogo dal rappresentante dei salesiani all’ONU, don Thomas Pallithanam, SDB, e vedrà tra i cinque relatori ben tre Figli di Don Bosco: don Antoine Farrugia, salesiano maltese del “Don Bosco International”; don Thomas Koshy, Coordinatore Nazionale della rete salesiana indiana “Youth At Risk”; e don Rafo Pinosa, Direttore della casa per i giovani a rischio “Kodljevo” di Ljubljana, in Slovenia, premiato nel 2019 dal Governo sloveno per “il Contributo alla Promozione del Settore Giovanile”.