Nella mattinata di venerdì 30 il Consigliere Generale per la Pastorale Giovanile ha animato l’incontro sul tema “Il coinvolgimento dei giovani nelle nostre Comunità Educative Pastorali alla luce della Pastorale giovanile Salesiana e del Sinodo sui giovani” e si è soffermato sui 4 punti fondamentali che le Comunità Educativo-Pastorali (CEP) devono tenere in considerazione con i giovani.
- Il Sinodo sui Giovani, in merito al quale don Attard ha affermato che “prima di tutto, ci offre un paradigma, quella del discernimento, che in qualche modo è già intrinsecamente presente nel nostro modo di affrontare la missione salesiana”;
- La storia delle CEP dal punto di vista sinodale, facendo una riflessione sulle parole di Don Juan Edmundo Vecchi, VIII Successore di Don Bosco;
- L’attuale chiamata delle CEP e le aspettative dei giovani, partendo dalle principali difficoltà che si possono presentare – la stanchezza, la resistenza e la paura – e “avendo il coraggio non solo di riconoscere le difficoltà che dobbiamo affrontare, ma anche di avere l’audacia, l’entusiasmo e l’umiltà di ascoltare quello che i giovani oggi ci stanno comunicando”;
- La strada che si apre di fronte alle CEP focalizzandosi su 3 punti essenziali: una conversione spirituale, una conversione pastorale e una conversione missionaria.
Altro aspetto affrontato da don Attard nel suo intervento ha riguardato il tema dell’ascolto e l’accompagnamento dei giovani “cogliendo l’invisibile dentro il visibile”.
La mattinata di sabato 31 si è aperta invece con la Lectio Divina a cura di don Michele Molinar, nuovo Vicario ICP, incentrata sulla parabola dei talenti. A seguire c’è stato l’intervento di don Attard sul tema “Le domande e le sfide dei giovani alla Chiesa e alla vita consacrata”, durante il quale il Consigliere Generale ha detto: “Credo che una delle cose belle di cui mi sto rendendo conto nell’ultimo anno è che il cammino, quando è fatto con generosità, è capace di creare comunione. Un cammino che parte da quella che è la nostra chiamata del Signore, ma che si fa anche attraverso questo grande amore che abbiamo noi salesiani verso il nostro padre e maestro Don Bosco. Ed è una cosa impressionante che non conosce frontiere e culture, ma è trasversale”.
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