Nella prima parte della presentazione è stata rievocata simbolicamente la Torino del XIX secolo, presentando la dura realtà in cui visse Don Bosco. “Una nebbia di lustrascarpe, di perdigiorni, di poveri, di ragazzini scalmanati…” recitava la poesia letta dall’attrice torinese Laura Curino, che ha restituito vividamente l’immagine di una città pervasa da povertà, miseria, bambini e adolescenti costretti a lavorare per sopravvivere.
Subito dopo, don Bruno Ferrero, Direttore del Bollettino Salesiano italiano e redattore e curatore testuale del libro “La Città di Don Bosco”, ha preso la parola. “Don Bosco visse in un contesto molto difficile, ma con la capacità di vedere e sentire il grido dei bambini e dei ragazzi - ha detto -. Don Bosco è il santo che, in mezzo a centinaia di persone che passavano oltre, si ferma e vede un ragazzo che piange inconsolabile sul tetto di un edificio. È Don Bosco che sale sull’impalcatura per chiedere al ragazzo: ‘Figliolo, cosa succede?’. È lui l’unico che si preoccupa dei ragazzi di quel tempo e che dice: ‘Dobbiamo fare tutto il possibile affinché nessuno dei nostri giovani finisca in prigione!’”.
Don Ferrero ha anche ringraziato l’équipe dell’Agenzia iNfo Salesiana (ANS) per il coordinamento e i fotografi che hanno reso possibile la realizzazione di questo “poema fotografico”, in particolare il fotoreporter Andrea Cherchi. Nell’occasione è stato ribadito come all’origine del libro ci sia stato il desiderio del Rettor Maggiore di presentare la vera città di Don Bosco: “i giovani”.
I lettori che prenderanno in mano il libro non troveranno pagine piene di testo, quanto piuttosto immagini che parlano. Perché la vera città di Don Bosco sono i giovani, ritratti in bellissime fotografie, giovani provenienti dai cinque continenti che ancora oggi aspettano i Figli spirituali di Don Bosco.
A conclusione della presentazione, il X Successore di Don Bosco ha ringraziato chi ha lavorato alla realizzazione del libro che, ha sottolineato, “è un omaggio di gratitudine alla città di Torino”.