Italia – Testa, cuore e mani per una comunicazione profondamente umana
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17 Gennaio 2020

(ANS – Roma) – Sempre di più la nostra comunicazione è mediata da dispositivi elettronici che ci connettono alla rete e che modificano la nostra percezione non solo della realtà, ma anche del rapporto interpersonale. Sempre di più varie tipologie di Intelligenza Artificiale gestiscono molte delle nostre attività, imparano a conoscerci tracciando le nostre attività di rete e vengono usate per influenzare i nostri comportamenti. Non c’è da stupirsi se poteri economico-finanziari e politici sono interessati ad usare la potenza conoscitiva, analitica e predittiva degli algoritmi.

Mentre noi affidiamo il nostro agire e il nostro essere alla grande narrazione della rete, i nostri dati vengono catturati, analizzati e usati come surplus comportamentale da etero-dirigere. I prossimi anni saranno decisivi per il futuro della democrazia e della nostra stessa vita sul pianeta. Shoshana Zuboff, economista di Harvard, si sentì fare la seguente domanda nel 1981 da un giovane manager: “Lavoreremo tutti per una macchina intelligente o sarà quella macchina a essere usata da persone intelligenti?”.

Una domanda non banale alla quale potremmo aggiungere: “Quale sapere ci può preparare affinché il domani sia intelligentemente umano?” La risposta non è né facile, né scontata e qui posso solo aprire finestre più che trarre conclusioni, ma non mi sottraggo alla sfida di offrire alcuni suggerimenti pratici che potrebbero aiutare a mantenere la nostra umanità in un habitat sempre più popolato da “sistemi intelligenti”.

Testa, cuore e mani sono la metafora di un modo di conoscere e comunicare integrale, potremmo dire: ragione, sentimento e azione. Il nostro sapere cresce quando ci sentiamo pienamente coinvolti come persone, la cultura cresce e migliora quando è frutto di condivisione. Il legame sociale si costruisce attraverso piccoli gesti e prese di responsabilità. Anche dal punto di vista della comunicazione, pur continuando a usare i nostri dispositivi elettronici, magari con più consapevolezza, possiamo migliorare la qualità delle nostre relazioni con piccoli esercizi di rispetto e attenzione reciproca.

Per esempio: tutto ciò che ci si può dire a voce e faccia a faccia, evitiamo di inviarlo per messaggio e tanto meno di postarlo. Anche se si deve aspettare, l’attesa è foriera di saggezza. Quando ci si parla faccia a faccia si impara a conoscerci, si impara a gestire la relazione. Se si hanno dei problemi con qualcuno o con il mondo non ci si sfoga sui social, ma prima si cerca di capire da dove nasce la rabbia e poi ci si confronta con qualcuno faccia a faccia.

Buona parte delle paranoie nascono da un senso di perdita del controllo e di impotenza, dall’incapacità di trovare una strada alternativa alla pulsione istintiva che si scatena quando non si riesce ad avere ciò che si vuole. Spesso l’aggressività nasce da una povertà espressiva: se non si nutre lo spirito riemerge violentemente la carne.

Per questa povertà ci sono rimedi semplici. Anziché nutrire la mente con tante chiacchiere e banalità si può leggere un buon libro, un articolo di giornale, guardare un buon film, meditare, perché no.

Alla cultura della fretta contrapponiamo la cultura del prendersi il giusto tempo, alla cultura della superficialità contrapponiamo quella della profondità.

Lascio al lettore il compito di scoprire creativamente altre possibilità che la testa, il cuore e le mani hanno per ristabilire relazioni profonde e socialmente ricche. Dal punto di vista della comunicazione ricordo che non possiamo dare ciò che non abbiamo e che nella vita inevitabilmente comunichiamo non solo quello che sappiamo, ma anche quello che siamo.

Don Fabio Pasqualetti, SDB

Decano della Facoltà di Scienze della Comunicazione Sociale - UPS

Fonte: Unisal

InfoANS

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