Il salesiano racconta: “Il campo è come il cortile della tua scuola, ma non puoi lasciarlo, e 100, 200, fino a 300mila persone vivono lì. Palabek è un insediamento di 20 km quadrati, dove ogni nucleo familiare riceve un terreno di 30 metri quadrati per costruire la propria capanna e seminarvi qualcosa”.
Ma la guerra condiziona tutto: “Chi vi risiede è gente fuggita dalla guerra e dalla morte certa. Hanno lasciato la loro vita: la famiglia, il lavoro, i vestiti, la casa… Arrivano senza nulla per ripartire da zero e quindi devono sopravvivere con difficoltà anche solo per avere un po’ d’acqua, sono senza soldi e con una quantità insufficiente di cibo, che gli viene dato una volta al mese ed è sempre lo stesso” aggiunge il missionario.
Nel villaggio ci sono soprattutto donne e bambini, spesso fuggiti dalla guerra camminando di notte fino al confine. “Ma nonostante tutto, sono sempre felici, sorridono, vogliono parlare, ti salutano, condividono quel poco che hanno e i più giovani apprezzano molto l’educazione che ricevono”, afferma davanti allo stupore di tanti. I bambini di Palabek non devono portarsi nulla a scuola, perché non ci sono penne, quaderni o zaini e in alcuni casi devono percorrere molti chilometri a piedi per frequentare le lezioni. Ma i salesiani danno colazione e cibo a tutti i bambini che frequentano le scuole dell’insediamento, circa 13.000.
Infine, il missionario salesiano ricorda quattro modi di aiutare i salesiani e i rifugiati a Palabek: “Il primo è attraverso la preghiera, che fa miracoli; il secondo è capire e trasmettere il messaggio che quando si parla di rifugiati, migranti o minori non accompagnati, non si parla di persone sospette, ladri o terroristi, come alcuni dicono, ma sono persone fuggite per salvarsi la vita; il terzo modo per aiutare è con il denaro o con iniziative di solidarietà, come ad esempio scrivere delle lettere in inglese per i bambini di lì, o registrare un video e inviarlo attraverso ‘Misiones Salesianas’ o ‘Jóvenes y Desarrollo’; e il quarto modo, per chi è un po’ più grande, è andare a Palabek come volontario! Vi aspettiamo lì e vi garantisco che la vostra vita cambierà”, conclude il salesiano.