Anni e anni di lavori e di paziente attesa, ma da qualche giorno la parrocchia “San Benedetto Abate” dei Salesiani di Ferrara è tornata ai suoi antichi splendori. Giusto in tempo per ridare ai fedeli e ai giovani la possibilità di vivere la Settimana Santa e il Triduo Pasquale negli ambienti finalmente tornati agibili.
La festa è iniziata nel primo pomeriggio con l’accoglienza in oratorio; quindi, all’arrivo del vescovo cittadino, mons. Giancarlo Perego, si è entrati nella chiesa finalmente pronta, ed è stata celebrata l’Eucaristia. Infine, la giornata di festa si è completata con un momento di agape fraterna in oratorio.
“Dopo quasi sette anni finalmente torniamo a Casa. Perché è di questo che si tratta: una Casa in cui possiamo incontrarci, e incontrarLo, come comunità. Come può una Famiglia crescere senza una Casa?” commenta soddisfatta Elena Mastellari, animatrice di Ferrara e membro della Consulta nazionale del Movimento Giovanile Salesiano (MGS).
L’oratorio salesiano di Ferrara in questi sette anni si è sforzato di andare avanti lo stesso e, non senza difficoltà, è riuscito a far fronte ai danni causati dal terremoto. Così quegli spazi che erano rimasti disponibili sono stati utilizzati a diversi scopi. Prosegue la ragazza: “Non è stato semplice abituarsi all’idea di dover andare a celebrare Messa nello stesso posto in cui ci saresti tornato al pomeriggio con un sacchetto di popcorn in mano per vedere un film” (il teatro della casa, ndr)
Ora le fatiche sono state ripagate: “È stato incredibile vedere gli occhi sgranati di quei bambini che sabato sera sono entrati per la prima volta in chiesa. Sono gli stessi bambini che ogni tanto ho sentito chiedere sottovoce ai propri genitori la domenica mattina ‘ma quindi ora che film guardiamo?’, o che al pomeriggio si facevano un segno di croce dopo aver visto uno spettacolo”.
In questi sette anni la comunità parrocchiale e oratoriana, non solo si è mantenuta, ma in un certo senso si è fortificata proprio per far fronte alle difficoltà. In tanti si sono dati da fare per poter tornare il prima possibile a riavere la propria chiesa e hanno sperimentato la bellezza dell’aiutarsi. “A ogni chiamata da parte dei nostri sacerdoti c’era sempre qualcuno, giovane e adulto, pronto a rispondere ‘io ci sono’. Insomma, fino a venerdì eravamo qua dentro con scope e mascherine a pulire e sabato ci siamo tornati senza polvere e per festeggiare. Insieme” racconta ancora Elena.
Che poi conclude: “Tra tante fatiche sono passati sette anni. Ora non ci resta che ringraziare e continuare a vivere la nostra quotidianità, ma con la consapevolezza che adesso abbiamo nuovamente una casa dove c’è sempre Qualcuno che ci aspetta (e senza la fretta di dover andare via perché “bisogna preparare per il film del pomeriggio”!)”.
Fonte: Don Bosco Italia
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