Forse per molti già lo era, ma ora è arrivata l’“ufficialità”. Carlo Acutis, già da molti pronosticato come futuro “patrono di Internet”, diventerà santo. Morto ad appena 15 anni, era credente; non in modo tiepido come si potrebbe pensare per un ragazzo della sua età. Credeva in Dio in modo profondo e sincero. “L'Eucaristia è la mia autostrada per il Cielo”, ripeteva spesso il giovane, dando così profonda testimonianza della sua fede. A 15 anni Carlo Acutis ha già bruciato le tappe di cosa voglia dire avere fede, amare la Chiesa e i poveri e trafficare la sua creatività sul web per lasciare un messaggio - con la sua mostra sui miracoli eucaristici - che non brucia perdendosi come tanti algoritmi.
E questo nonostante le pesanti sofferenze procurategli dalla terribile malattia che lo ha portato alla morte. Il giovane, infatti, è stato stroncato da una leucemia fulminante nel 2006. In casi come questo lo sconforto e la paura sono i sentimenti che prevalgono in una persona. Ma non nel suo caso. Perché credente lo è stato fino alla fine, senza alcuna esitazione. E non solo parole. Perché Carlo non dimenticava gli ultimi. La sua vita era quella di un normale adolescente ma allo stesso tempo aiutava i poveri e non dimenticava di andare ogni giorno a Messa. Il giovane era particolarmente devoto alla Madonna e a San Francesco.
Papa Francesco lo ha beatificato nel 2020, ad Assisi, dove ora riposa nel Santuario della Spogliazione, meta di infiniti pellegrinaggi.
Ed è qui che parte la storia straordinaria del miracolo che porterà alla canonizzazione di Carlo. Tra i tanti pellegrini sulla tomba, l’8 luglio 2022, un venerdì, c’è anche una donna, Liliana, della Costarica. Si inginocchia, prega e lascia una lettera, parole di speranza che avvolgono l’angoscia peggiore per una madre. Sei giorni prima, il 2 luglio, sua figlia è caduta nella notte dalla bici mentre tornava a casa nel centro di Firenze, dove dal 2018 la ragazza si trova per studiare. La notizia che arriva dall’ospedale Careggi è di quelle che schiantano. Trauma cranico molto grave, intervento di craniotomia, asportazione dell’osso occipitale destro per diminuire la pressione, speranze di sopravvivere quasi nulle.
Quel 2 luglio, la segretaria di Liliana comincia a pregare il beato Carlo Acutis e l’8 Liliana stessa va ad Assisi. Quello stesso giorno l’ospedale informa: Valeria ha ripreso a respirare spontaneamente, il giorno dopo riprende a muoversi e parzialmente a parlare. Di lì in avanti è uno di quei casi in cui i protocolli medici si fanno da parte. Il 18 luglio la Tac mostra la scomparsa dell’emorragia e l’11 agosto la ragazza viene trasferita per la terapia riabilitativa, ma dopo solo una settimana è chiaro che la guarigione completa è ormai a un passo. E il 2 settembre madre e figlia sono di nuovo ad Assisi sulla tomba di Carlo a dire il loro infinito grazie.
Contemporaneamente il Santo Padre ha autorizzato la canonizzazione anche del Beato Giuseppe Allamano: concittadino di Don Bosco, essendo nato anch’egli a Castelnuovo d’Asti (oggi Castelnuovo Don Bosco), era anche nipote della guida spirituale del Santo dei Giovani, cioè san Giuseppe Cafasso.
Da ragazzino Giuseppe crebbe fra i salesiani, a 22 anni, già sacerdote, sognava di partire in missione, ma la salute lo costrinse ad occuparsi d’altro. A 29 anni lo mandarono a dirigere il più grande santuario mariano di Torino, dedicato alla Madonna Consolata, ed egli lo riportò agli splendori di un tempo, tanto che il sogno delle missioni si trasformò in una più grande opera, l’Istituto Missioni Consolata, che fonda nel 1901, non senza dover pazientare per anni per ottenere l’approvazione ufficiale. Poi, su richiesta di Papa Pio X, ne costituì anche un ramo femminile, con le Suore Missionarie della Consolata.
Inviò i suoi primi missionari in Kenya, ma sentì che ancora non bastava, ritenendo che sull’evangelizzazione bisognasse scuotere l’intera Chiesa. E nel 1912, con l’adesione di altri capi di istituti missionari, denunciò a Pio X l’ignoranza dei fedeli sulla missione, per l’insensibilità diffusa nella gerarchia, proponendo di istituire una Giornata Missionaria annuale, “con obbligo d’una predicazione intorno al dovere e ai modi di propagare la fede”, cosa che avverrà a partire dal 1927. Da vivo gli veniva rimproverato di curare più l’insegnamento dei mestieri che le statistiche trionfali dei battesimi. Ma per lui Vangelo e promozione umana andavano perseguiti insieme, con passione e con capacità.
Il miracolo riconosciuto che lo porterà alla canonizzazione è avvenuto proprio in terra di missione, in una realtà anch’essa non sconosciuta ai Figli di Don Bosco: riguarda un indigno sopravvissuto in maniera inspiegabile ad un attacco di un giaguaro.
Giovanni Paolo II lo beatificò nel 1990 e quando verrà canonizzato diverrà il terzo santo di Castelnuovo.