Il Curatorium è un incontro per seguire e approfondire la fasi formative dei salesiani in formazione. Gli obiettivi del Curatorium includono l’ascolto dei formatori e giovani salesiani in formazione sulla loro esperienza nelle quattro dimensioni fondamentali della proposta formativa (umana, intellettuale, spirituale e pastorale-apostolica); rivedere e valutare lo sviluppo del Progetto formativo CRESCO; analizzare gli aspetti amministrativi e finanziari di questa esperienza, con l’approvazione del budget per il prossimo anno; e offrire raccomandazioni che contribuiscono al modo di vivere questa esperienza di formazione. Sebbene con un’agenda fitta di impegni, l’incontro si è svolto in un clima di familiarità salesiana, libertà e amore per la Congregazione Salesiana.
Il CRESCO offre al Salesiano Coadiutore, dopo aver realizzato il tirocinio, un’esperienza comunitaria interispettoriale che, insieme ad una adeguata formazione teologico-pastorale e salesiana, e l’esperienza condivisa, cerca di consolidare la sua identità professionale e arricchire la sua formazione iniziale in vista di un lavoro educativo-pastorale e preparazione ai voti perpetui. È qui che le ispettorie offrono al Salesiano Coadiutore l’opportunità di prepararsi per la loro specifica vocazione di laici consacrati, proprio come i candidati salesiani al sacerdozio si preparano nel teologato per il loro ministero.
I dieci Salesiani Coadiutori che hanno iniziato la loro esperienza formativa durante questo anno provengono da vari Paesi, il che conferisce al gruppo una grande ricchezza umana, culturale e spirituale.
Don Bosco ha concepito le figura del coadiutore come un salesiano completamente inserito nella comunità religiosa e partecipe alla sua missione. “L’identità del salesiano coadiutore ruota attorno a due poli – affermava A. Bozzolo -. Il primo è la peculiarità del carisma apostolico-educativo in una esistenza di seguimento radicale del Signore: l’habitat in cui è chiamato a vivere; il secondo è la figura del lavoro professionale in cui egli esprime in modo emblematico il suo contributo laicale, con sensibilità e accento che sono diversi da quelli di un sacerdote”.