Dal 17 al 21 gennaio l’opera salesiana di Martí Codolar a Barcellona ha ospitato il Seminario Europeo dedicato all’approfondimento della figura del Salesiano Coadiutore. Hanno partecipato 40 salesiani coadiutori delle due regioni salesiane d’Europa, che accompagnati da Don Pascual Chávez, hanno lavorato su aspetti come l’identità, la missione, la formazione e i tratti caratteristici specifici del coadiutore, il modello di Don Bosco, Don Bosco “santo sociale”, la Congregazione in Europa, la vocazione e la formazione personale al servizio dell’educazione… Dopo gli spunti offerti dalle conferenze di Don, il lavoro è consistito in tempi di riflessione in piccoli gruppi e poi in momenti di condivisione in assemblea.
Come ha riportato Don Chávez, fu lo stesso Don Bosco a dire, riferendosi ai salesiani coadiutori: “Ho bisogno di voi, che siate molti e che siate uomini di grande virtù”. Per il santo piemontese era chiaro che c’erano molte cose che il sacerdote non poteva fare, “e che non era tenuto a fare” osserva Don Chávez. Accade spesso, infatti, che il sacerdote si trovi a fare cose che tolgono tempo a ciò che è importante nel ministero sacerdotale. Anche se il sacerdote salesiano, per vocazione, è un educatore, e quindi “è inevitabile che lo incontriate in mezzo ai bambini”.
La differenza, però, tra il salesiano sacerdote e il salesiano coadiutore è che quest’ultimo vive la sua missione “da una prospettiva laicale”: è una persona consacrata che professa i tre voti di obbedienza, povertà e castità, ma senza diventare sacerdote.
Questa è stata la scelta personale di Jesús Julián García o Pep Alamán, due salesiani coadiutori presenti al Seminario Europeo. Per il sig. García la differenza, forse, è che “portano Cristo al popolo e non aspettano che il popolo venga in chiesa per farlo”, anche se, come afferma il sig. Alamán, “il carisma è lo stesso per tutti, l’incontro con il Cristo vivente si realizza attraverso i giovani e in particolare quelli più bisognosi”.