RMG – Don René Santos: “la scuola non è un soggetto neutrale: educa verso un certo modello di persona e di società”

(ANS – Roma) – La situazione di partenza è assolutamente positiva, ma i Salesiani non sono soliti “dormire sugli allori”, perché il servizio educativo ai giovani richiede sempre impegno, dedizione e continuo aggiornamento. In quest’intervista don René Santos, referente per le Scuole Salesiane d’America presso il Dicastero per la Pastorale Giovanile, illustra lo stato dell’arte delle scuole salesiane nel continente americano.

di Gian Francesco Romano

Qual è la situazione della Scuola Salesiana in America?

Il continente americano è giovane, ci sono moltissimi giovani tra i 15 e i 25 anni, e in questo contesto la Scuola Salesiana in America, (ESA), è molto apprezzata: dalle istituzioni, ma soprattutto dalla gente. E non solo per la qualità dell’istruzione, ma anche per l’educazione ai valori, e il contributo sociale di cui è portatrice.

Una caratteristica propria dell’ESA è che si tratta di una scuola popolare, che attraverso il Sistema Preventivo vuole aiutare i giovani a trovare il loro posto nel mondo.

Possiamo dire che l’ESA stia attuando concretamente l’opzione preferenziale per i giovani più bisognosi?

Sì, possiamo dirlo. Certo, si tratta di un percorso da compiere, ma la tendenza è questa. Ad esempio in Bolivia c’è un ottimo modello, quello delle Scuole Popolari Don Bosco, che sono frutto di un’alleanza con il governo: è una rete di scuole pubbliche per bambini e ragazzi bisognosi, dirette e animate dai Salesiani. E questo è solo un esempio, ci sono diverse realtà nei vari Paesi, a seconda delle necessità.

Che percorso sta compiendo l’ESA da quando lei è diventato il referente del settore?

Mi è stato affidato questo servizio ad aprile 2017 e subito dopo, a maggio, c’è stato il cosiddetto ESA IV, il quarto congresso dell’ESA. Il mio lavoro in questo tempo è consistito soprattutto nel coordinare l’avanzamento delle varie realtà geografiche, settoriali e della Famiglia Salesiana lungo i quattro assi principali indicati da quel congresso: la risposta salesiana alle necessità educative dei giovani; la formazione dei docenti; la qualità educativa; e la sostenibilità economica.

E tutto questo va declinato nelle diverse realtà in cui è suddivisa l’ESA: America Centrale (CIMAC-Mesoamerica), regione Andina, Brasile e Cono Sud ispanofono, senza contare che ora si sta aggiungendo la realtà salesiana di Stati Uniti e Canada, finora un po’ esterne ai processi dell’ESA. E poi vi partecipano non solo i Salesiani, ma anche altri gruppi della Famiglia Salesiana: Figlie di Maria Ausiliatrice, Figlie del Divin Salvatore, Figlie dei Sacri Cuori di Gesù e Maria e Damas Salesianas.

E quali saranno ora i passi successivi?

Il nostro lavoro non parte da zero. Pertanto la prima cosa è valutare quello che già si fa. Nel 2018 per la prima volta abbiamo avuto delle riunioni regionali dopo l’ESA IV, e sono emerse molte proposte: educative, di accompagnamento, di rafforzamento della rete salesiana… In questo 2019 procederemo con la verifica dell’avanzamento dei processi e nella condivisione delle buone pratiche tra le diverse realtà.

Cosa dice il recente Sinodo sui giovani all’ESA?

Il sinodo ci chiede di interrogarci su quale tipo di accompagnamento stiamo dando ai giovani nelle scuole e verso quali progetto di vita li stiamo portando. Perché la scuola non è un soggetto neutrale: in ogni caso educa verso un certo modello di persona e di società. E noi dobbiamo assicurarci di essere sempre coerenti ai valori del Vangelo e con il contesto sociale in cui operiamo.

Il sinodo ci chiede di educare, accompagnare questi giovani, perché sappiano inserirsi nella società con un progetto di vita, in maniera dinamica, propositiva e solidale.

Cosa significa questo servizio per lei, dal punto di vista salesiano?

Sono rimasto sorpreso quando mi è stato chiesto di svolgerlo. Già ero impegnato, come sono tuttora, come Delegato ispettoriale di Pastorale Giovanile per l’Ispettoria del Centroamerica. Ma la missione è sempre un servizio, una sfida che ti viene offerta. Alla fine, tra incontri, coordinamento, monitoraggio… in parole semplici posso dire che è un regalo di Dio.

InfoANS

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