Erano presenti: mons. Bruno Pedron, vescovo salesiano di Ji-Paraná, in rappresentanza di tutti i vescovi Salesiani del Brasile; l’Ispettore di Brasile-Campo Grande, don Gildásio Mendes dos Santos; l’Ispettrice delle Figlie di Maria Ausiliatrice del Mato Grosso, suor Antonia Brioschi; i rappresentanti della Conferenza Episcopale del Brasile, del Consiglio Indigenista Missionario (CIMI), organismo legato alla Conferenza Nazionale dei Vescovi del Brasile (CNBB), che, nel suo lavoro missionario, ha dato un nuovo significato al lavoro della Chiesa cattolica con le popolazioni indigene; della “Fundação Nacional do Índio” (FUNAI), organizzazione ufficiale del governo brasiliano, responsabile della protezione dei popoli indigeni e delle loro terre; numerosi Salesiani, membri della Famiglia Salesiana e laici che sono venuti per onorare questo grande evento. Naturalmente folta la presenza delle comunità Bororo.
La messa è iniziata alle 10 locali, davanti al monumento eretto nel luogo della missione dove don Lunkenbein e Simão offrirono la loro vita il 15 luglio 1976. È seguita la processione verso la chiesa dove, dopo la comunione, don Paulo Eduardo Jácomo, SDB, vicepostulatore della causa, ha dato lettura dell’Editto di apertura dell’Inchiesta diocesana, firmato dal vescovo di Barra do Garças. Quindi i membri del Tribunale hanno assunto il loro incarico e fatto il giuramento, così pure i periti della Commissione storica.
“Non ci sarebbe potuto essere di meglio da presentare a Don Bosco nel giorno della sua festa: un figlio missionario di Don Bosco e un indigeno destinatario della sua missione, in cammino insieme sulla strada verso gli altari” ha commentato don Pierluigi Cameroni, Postulatore Generale delle Cause dei Santi della Famiglia Salesiana.
Così continua il poema di mons. Pedro Casaldáliga: “nella Messa e nella danza, nel sangue e nella terra, tessono l’alleanza Rodolfo e Simão! Meruri nella vita, Meruri nella morte, e l’amore più forte, è la missione compiuta”.